A nozze con gli zingari
La notizia arriva da Fornovo. “Ci sono tante roulotte, arrivano da tutte le parti, sono zingari, ma quelli veri…nei loro costumi tradizionali… gitani… insomma”. Una telefonata difficile da tradurre, ma un viaggio a Fornovo vale la pena per soddisfare la curiosità del cronista. E in effetti è tutto vero, la piazza del mercato è un un accampamento di macchine e roulotte dove si aggirano tante persone, le donne vestono i loro costumi tradizionali. Ma non era un raduno qualsiasi, era un omaggio degli zingari di tutta Europa alla loro regina gravemente ammalata, che per ragioni di salute aveva fatto sosta a Fornovo.
Una grande notizia, da fotografare, ma solo il tempo di togliere il coperchietto dalla Nikon. “Non è il momento di fare fotografie, ci sarà una occasione più festosa – ci spiega in uno stentato italiano uno dei gitani in giacca e cravatta. Fra una settimana saremo a Parma dove si sposerà con una gran festa nostro figlio, lei è invitato e farà tutte le foto che vuole.” Da non crederci. Invece la location del matrimonio, era l’aprile del 1977, era proprio quella del vecchio macello comunale a barriera Saffi, a due passi dalla vecchia sede della Gazzetta. E se mi ero dimenticato dell’invito me lo hanno ricordato gli zingari, passando dalla sede del giornale. Non nego l’imbarazzo e accompagnato da due ragazzi vado alla festa di nozze.
Benvenuto, come vede anche noi ci teniamo alle nostre tradizioni, alle nostre famiglie ci sposiamo, continuiamo la nostra stirpe e facciamo festa come voi.
Al centro dello spazio che oggi è il “parco Pellegrini” si alza un piccolo tendone come quelli del circo, ornato a festa, con festoni colorati, tanti fiori. Intorno roulotte e Mercedes occupano tutta l’area del vecchio macello. C’è un gran movimento Arrivano altre maxi roulotte, veri appartamenti viaggianti, le persone si abbracciano sorridono e parlano nei loro dialetti in un linguaggio incomprensibile. Arriva il gitano incontrato a Fornovo. “Benvenuto, come vede anche noi ci teniamo alle nostre tradizioni, alle nostre famiglie ci sposiamo, continuiamo la nostra stirpe e facciamo festa come voi. C’è sempre molto pregiudizio nei nostri confronti- commenta deciso – noi siamo gitani nel vero senso della parola, non ci fermiamo in un posto siamo sempre in movimento”. Vorremmo saperne di più capire come vivono, a quali etnie appartengono, com’è disciplinata la comunità, il significato di un matrimonio, che in genere è frutto di un accordo fra i clan dei rom e viene sancito come in questo caso con una grande festa che ha richiamato invitati da tutta Europa. Le superstizioni. Nel piccolo tavolo che somiglia a un altare dove pranzeranno i due giovani si nota appeso a un drappo un quadro raffigurante un cavaliere. Ha un significato con le nozze? Il nostro interlocutore glissa con un sorriso malizioso e i nostri interrogativi rimangono senza risposte. Inizia la festa, entriamo sotto il tendone in un clima surreale, luci soffuse che filtrano dai drappi colorati con un effetto chiaro-scuro che da un senso di mistero all’’evento e suggerisce fantasie popolari. Entrano gli sposini , lui in giacca di velluto e camicia bianca scollata, lei in gonna gitana lunga e pieghettata e golfino ricamato che ricorda lo stile altoatesino ,entrano in questa singolare location come in processione, seguiti da parenti e amici , le donne con le loro lunghe gonne colorate , vistose collane d’oro , le ragazze vestono un abbigliamento mixato fra la tradizione e il moderno, gli uomini in rigorosa giacca e cravatta e camicie fantasia. E anche i bambini sono agghindati a festa come gli adulti. Tutti portano un mazzo di fiori. Si brinda agli sposi, emozionatissimi, versando il vino in calici d’oro. Inizia il pranzo, le tavole sono ricoperte di tovaglie di pizzo ricamate, sopra una distesa di caraffe di vino e piatti di carne fumante che emanano odori strani per la nostra cucina. Fingo di apprezzare. Si beve, si mangia e si canta fino a tarda sera. È il momento delle foto ricordo con parenti e amici. “Tutto come fate voi” insiste con un sorriso malizioso il nostro amico. Evviva gli sposi zingari (rom o sinti, non importa), che hanno scelto Parma per il loro giorno più bello. I gitani sono nomadi… E il mattino dopo piazza del macello è vuota, silenziosa e pulita.
Giovanni Ferraguti