
A Parma c’è posto per tutti?
Casa dolce casa. Sì, a trovarla!
Sono 54 mila gli appartamenti vacanti nel parmense, eppure trovare sistemazione se sei studente, lavoratore o immigrato è diventata un’impresa degna dell’Epopea di Gilgameš. L’aumento attrattivo della città di Parma per merito del-la sua ottima Università, ha portato migliaia di studenti a sceglierla come luogo del proprio percorso di studi.
Inoltre, essendo un vivace centro lavorativo industriale, quotidianamente accoglie un alto numero di lavoratori.
A queste categorie si aggiungono anche gli immigrati che popolano da decenni le città italiane, segnando però un incompiuto processo di inclusione e integrazione.
Missione cercare casa
Numerose testimonianze di studenti, interrogati sul tema degli affitti, rivelano di-verse sfaccettature della questione. La maggior parte proviene da un’altra regione e assume lo stato di fuori sede, ha necessità cioè di vivere stabilmente nella città in cui studia. L’opzione classica di ricerca è quella di un appartamento condiviso con altri studenti, in modo da intestarsi la spesa di una parte dell’appartamento per il numero degli inquilini. Il 42% degli intervistati ha dichiarato di iniziare a cer-care casa mesi prima dell’arrivo a Parma, ma una buona fetta se ne preoccupa solo a ridosso. Spesso fino a pochi giorni prima dell’inizio delle attività, molte matricole sono ancora incerte sulla scelta dell’ateneo per via delle graduatorie di accesso ai corsi.
Nel periodo settembre – ottobre sono circa 8000 gli studenti che popolano la cit-tà; per trovare una soluzione abitativa occorrono diverse settimane, e non perché ci siano alte pretese da parte dei potenziali affittuari: a volte i proprietari non si presentano agli appuntamenti; è uso ormai che gli inquilini già presenti in casa compiano una selezione informale sui nuovi possibili arrivi, basando la loro scel-ta su un’inquisizione/provino che non sempre trovano giustificazione.
La provenienza regionale sembra un fattore determinante: “Sono sardo e sto con una Moldava, ovvero ‘siamo probabilmente pericolosi’” – ci raccontano – “Mi so-no dovuta rivolgere ad una agenzia dopo essere stata rifiutata da più di dieci abi-tazioni che ho visto di presenza. Su che base? Le informazioni che mi sono state richieste: il mio nome, corso di laurea e provenienza (cittadina in provincia di Cal-tanissetta, Sicilia). Non penso di essere stata rifiutata per il mio nome o corso di laurea”. E ancora: “La difficoltà riscontrata è stata quella di piacere a chi viveva già nell’appartamento. Domande del tipo, fumi? Hai animali? Una vera e propria selezione competitiva. Ma poi, fortunatamente ho abbattuto i cliché: sono una ragazza e vivo con due ragazzi. Trovare casa è stata una vera e propria missio-ne”.
Le strutture universitarie riescono ad assorbire solo una piccola parte di questa domanda, con circa 600 posti letto nelle strutture Er.go (Azienda Regionale per il diritto allo studio). La situazione si complica ulteriormente per i ragazzi, pochi an-nunci sono rivolti agli uomini che spesso sono costretti a ripiegare su apparta-menti a prezzi vertiginosi.
Rivolgersi alle agenzie diventa necessario giacché la prima scelta – le bacheche Facebook – sono un ver e proprio campo di battaglia per l’accaparramento: do-po pochi minuti dalla pubblicazione dell’annuncio sono già decine le richieste. Gli stessi immobiliari nel periodo clou, alzano le mani di fronte alle richieste di gio-vani che arrivano quasi del tutto arresi, spesso in compagnia dei genitori, a chie-dere disponibilità.
A proposito di garantismo, se sei in coppia e cerchi sistemazione potresti dover fare i conti con la diffidenza dei proprietari: “La maggiore difficoltà riscontrata è stata il relazionarsi con i padroni di casa particolarmente diffidenti nei confronti miei e del mio compagno, forse per la giovane età, forse perché non eravamo mai stati in affitto e non avevamo referenze, forse perché siamo una studentessa e un proprietario di partita IVA (che non sempre sono visti di buon occhio)”.
Infine, la questione più spinosa è quella legata al rapporto qualità-prezzo e in ge-nerale ai canoni ritenuti esageratamente alti: “I prezzi sono molto alti se confron-tati all’effettiva condizione degli immobili, il che si rivela tanto più evidente quan-do da lavoratore si inizia a non accontentarsi più dello “scantinato in condivisio-ne con altre 8 persone” – questa tra le testimonianze più simpatiche.
Sotto la punta dell’iceberg: Airbnb e il turismo mordi e fuggi
A confermare il quadro è la recente analisi del terzo Osservatorio Immobiliare 2019 di Nomisma: «Sul fronte locativo, la domanda di abitazioni è in crescita esponenziale mentre l’offerta risulta pressoché azzerata, soprattutto in centro e semicentro». Su Parma, significa che ci sono sempre meno appartamenti in affit-to, in particolare nei centri storici.
Perché? Tra le concause troviamo l’ingerenza del colosso degli affitti brevi: Air-bnb.
Rivolgersi alla piattaforma è conveniente – le proposte sono fino a quattro volte più remunerative e mediamente più rassicuranti per i proprietari, spaventati dalle possibili controversie legali con inquilini a lungo termine – che hanno di fat-to saturato il mercato immobiliare del centro storico, consegnandolo nelle mani del turismo mordi e fuggi.
Ma c’è un altro aspetto che preoccupa: Airbnb crea disuguaglianze. Di fatto, non essendoci ancora una normativa a riguardo, le ricchezze che la piattaforma estrae dalla città, finiscono nelle mani di pochi host con molti appartamenti a di-sposizione. Come conseguenza si ha una riduzione significativa dell’offerta di appartamenti in affitto per lunghi periodi.
Parma 2020 e il turismo, problemi in prospettiva…rimandati al 2021
Tra gli obiettivi di Parma 2020 c’era anche quello di incrementare le presenze turi-stiche sul territorio. In questo senso, Airbnb è un ottimo alleato. A marzo 2019 erano circa 570 gli annunci di Airbnb nel territorio del comune di Parma con una crescita del 36% rispetto al 2018, anno in cui sono stati ospitati circa 23.000 visi-tatori, con una crescita del 33% e una durata media del soggiorno di 2,6 notti. Sempre nell’ultimo anno, i proprietari degli immobili destinati ad affitti brevi hanno condiviso la propria casa per 38 notti, con un ricavo mediano di circa 3.275 euro. Gli ospiti Airnbnb a Parma pagano adesso la tassa di soggiorno di 5 euro, so-pendo parzialmente l’ira degli albergatori che accusano il colosso di concorrenza sleale.
La narrazione dell’esperienza di affitto in condivisione con il proprietario spesso non si avverano infatti, ma i costi degli host sono minori di quelli di un albergato-re, nel senso di enormi differenze di fatturato a favore del primo.
Adesso l’epidemia ha sospeso il giudizio. E presto, potrebbero essere altre e del tutto nuove le conseguenze per la città designata Capitale della cultura e che ha rimandato tutto al 2021, esattamente come le Olimpiadi. Chissà se torneremo a parlare di cattiva gestione del cosiddetto “sovraffollamento turistico” e della sua coincidenza con lo spopolamento dei centri storici, delle periferie gentrificate, l’aumento dei prezzi d’affitto o ancora della privatizzazione dello spazio pubblico. Certamente – e il Coronavirus ne suggerisce la dolente conferma – ogni settore economico, se lasciato a se stesso senza uno stralcio di regolamentazione, di-venta dannoso per la società.
Sofia D’Arrigo