Chi sarà il sindaco della “città a bagnomaria”

La politica da tempo non scalda più i cuori, ma la pancia. Messaggi semplificati e spesso offensivi sono l’altra faccia della reiterazione di discorsi vaghi. È il bla-bla che ispira le batture migliori di Maurizio Crozza e che caratterizza i leader sia nazionali sia locali. Come stiamo vedendo, sentendo e leggendo in questo avvio, peraltro tardivo, di campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco di Parma.
L’augurio è che nel mese di maggio il dibattito e la proposta politica dei vari partiti e candidati entrino in una dimensione più “calda” e valoriale per un verso e per l’altro più precisa e circostanziata nelle proposte. Naturalmente qualche “sparata”, inducente al riso o al pianto, a seconda dello stato d’animo ci sta. Fa parte del gioco. Tipo proporre un Assessorato alla Pace o il cantante Morgan assessore agli eventi. Nondimeno fa parte di una fisiologica, ancorché malaugurata, tentazione a fare dell’elettoralismo furbo – tipo le inaugurazioni di biblioteche, campi sportivi, cinema e scuole a piè sospinto- dell’attuale giunta Pizzarotti. Però la cittadinanza accorta vorrebbe sapere – perlomeno mi piace pensarlo- con chiarezza, anche di parole, cosa vorrebbero fare e farebbero i candidati sindaco nel caso fossero eletti.
Di rilevanti questioni aperte ce ne sono parecchie e tutte assieme presuppongono che i candidati abbiano una visione complessiva di città. Che significa avere anzitutto un quadro di riferimento e un’idea precisa del tipo di sviluppo che si intende perseguire e dell’approccio ai vari temi, dal punto di vista progettuale e del coinvolgimento dei vari e tanti portatori di interessi. Una visione ideale, dunque, anche nell’evocazione di pensieri e valori alti. Ma non una tantum – come è tornato a essere l’ultimo 25 aprile –, bensì declinando i principi guida ai quali si ispireranno tutte le azioni. Che significa anzitutto coerenza. Tale che, per fare un esempio, se si sostiene che bisogna scoraggiare la mobilità automobilistica privata non si può nello stesso tempo mettere a bilancio preventivo milioni di euro di entrate da contravvenzioni (come ha regolarmente fatto la giunta uscente negli ultimi 10 anni). La “città sostenibile” se non è solo uno slogan, bla-bla appunto, deve indicare obiettivi, contenuti e tempi della “decarbonizzazione” di Parma. Nei prossimi 5 anni di amministrazione quante colonnine per la ricarica elettrica e magari quanti bus a idrogeno in città; quanto fotovoltaico sui tetti delle case ovvero quanta potenza di energia rinnovabile verrà installata; quanti soldi verranno investiti e in che misura pubblici e privati. Sarebbe poi impagabile, splendido il candidato che dicesse, sempre per fare esempi, che “per i prossimi due anni, visto che siamo una delle città più inquinate d’Europa, concentreremo la gran parte delle risorse –anche quelle destinate al Teatro Regio e alla Stagione lirica- a progetti di mitigazione climatica e riduzione delle emissioni”.
Serve coraggio e voglia di innovare, cari candidati. La rigenerazione urbana, per dire un tema sul quale si spendono un po’ tutti non è solo percorsi pedonali, aiuole fiorite, marciapiedi in ordine (che pure sono importanti) ossia decorazione, ma interventi strutturali e di grande respiro. E qui la lista è già bella pronta, da anni. Se è vero che di Ti-Bre (ferroviaria) si parla da 50 anni e di “area vasta” ci si riempie la bocca senza che si metta seriamente mano al progetto di un collegamento rapido e organico fra aeroporto di Parma e Stazione Mediopadana.
Si preferisce accanirsi e scontrarsi su aeroporto SI’ o aeroporto NO, SiTav o noTav a Baganzola, senza alcuna proposta di mediazione (intelligente), sulla falsariga di altri due anzi tre progetti che non avendo assunto (l’Amministrazione comunale) il principio guida della co-progettazione e del coinvolgimento dei portatori d’interesse, sono abortiti o in stand by, accentuando ancor più contrasti e divisioni. Attraversamento del torrente nel tratto cittadino, riqualifiazione della Cittadella e stadio Tardini sono altrettanti monumenti all’insipienza politico-amministrativa e al civismo un po’ ottuso, che ha come protagonisti amministratori che tirano dritto senza dubbi e ripensamenti.
Su queste come su altre questioni aperte (dal Teatro dei dialetti al ruolo del Coro del Teatro Regio) è troppo chiedere ai candidati di rispondere in un unico modo, contemplante solo 4 opzioni: sì o no, più sì che no, più no che sì?
La domanda è retorica, perché in una “città a bagnomaria” (vedi la mia intervista a Parma.Repubblica di Lucia de Ioanna https://parma.repubblica.it/cronaca/2022/01/29/news/la_citta_vista_da_un_sociologo_triani_parma_oggi_e_come_a_bagnomaria_-335691885/) è il “forse” che  domina, essendo la cifra di una politica e di politici che “galleggiano”. Che navigano a vista. A seconda del vento che tira. Accodandosi al sentimento del momento prevalente, che quasi sempre è di retroguardia
Non è retorico perciò auspicare, per le imminenti elezioni, colpi di scena e autentiche sorprese, prese di posizione spiazzanti e progetti visionari. Parma ha terribilmente bisogno di novità, di leggerezza, di coraggio.  

Giorgio Triani