Chiusura della pasticceria Bizzi

È toccato a lui, Giuseppe Pescetti, nel suo raffinato stile di maggiordomo, servire l’ultimo caffè alla pasticceria Bizzi in via Cavour, prima della chiusura. Dagli aperitivi ai libri… Un turn over delle attività commerciali molto frequente a Parma negli anni Settanta, che sacrificava botteghe storiche come il Bizzi, fondato nel 1902, per diverse merceologia, soprattutto nel campo dell’abbigliamento. E in quegli anni avevano spento le luci il caffè Grand’ Italia, Il Caffè Orientale, il Bar Italia, il caffè Marchesi. Il “Bizzi” non era solo la pasticceria dove non si poteva rinunciare a una fetta di torta o a un cannoncino alla crema. La pasticceria Bizzi era una istituzione per Parma, il locale dove si sposavano cultura e buon gusto, si respirava il piacere della vita, era il luogo d’incontro di intellettuali, giornalisti, scrittori, di famiglie storiche come i Sanvitale, I Barilla, i Marchi, i Simonetta, i Paveri , una fermata d’obbligo per tutti i parmigiani di qualsiasi ceto sociale .Fra gli specchi della pasticceria Bizzi si respirava un’atmosfera magica anche in quel giugno del 1977 che non faceva presagire nulla alla chiusura. Una giornata di lavoro come tante altre. Paste a go-go con cappuccino speciale. aperitivi, quattro chiacchiere sul film “Appassionata” con Gabriele Ferzetti e Ornella Muti, in programma al Capitol, che spiccava da una locandina. Mentre nei tavolini esterni alcuni clienti davanti a un Campari, sfidavano i gas degli autobus che percorrevano via Cavour non ancora pedonalizzata. Il barman -maggiordomo Giuseppe Pescetti serve le comande con la consueta cordialità. Tutto come sempre, verso sera i vassoi delle paste sono vuoti, la macchina del caffè si sta raffreddando. Nella saletta interna una ragazza ordina un aperitivo. non immagina che quello sarà l’ultimo drink firmato Bizzi. “Signori si chiude – intima Pescetti con voce baritonale rotta dall’emozione. Per sempre”, aggiunge. E quel giorno di giugno del l 1977, il “salotto della città” perde uno dei suoi pezzi pregiati.  

Giovanni Ferraguti