Davoli, il parmigiano che fece cantare Beatles e Rolling Stones

Il rock si fonda sui paradossi: ad esempio la distorsione sulle chitarre nasce per errore, per colpa di un cono rotto su un amplificatore. Un altro paradosso è che la storia del rock possa passare per una delle città meno interessate in assoluto a questo genere musicale: Parma. C’è una foto dello storico concerto dei Beatles al Velodromo Vigorelli di Milano, che vede i Fab Four impegnati sul palco a dimenarsi su di una scritta: Davoli. Che cos’è? O meglio, chi è?

Athos Davoli, appassionato di elettronica, inizia a lavorare ai sistemi di comunicazione radio durante la Seconda Guerra Mondiale, su un aereo da guerra presso le officine Reggiane. Negli anni successivi al conflitto, apre una piccola attività in proprio e costruisce innovativi apparecchi valvolari. Nel 1957 si trasferisce a Parma da Correggio, sua città natale, e fonda l’azienda Krundaal Davoli, producendo amplificatori per strumenti musicali e voce. Gli anni Sessanta sono gli anni del beat e dei “complessi”, e quasi tutti utilizzano gli impianti di amplificazione Davoli, con l’azienda che lavora senza sosta per accontentare tutti i gruppi che fanno richiesta degli altoparlanti e speaker dell’azienda parmigiana. In quegli anni, Athos stringe una collaborazione con Antonio “Wandre” Pioli, liutaio avveniristico con cui producono una serie di chitarre, tra cui spiccano la Tigre e la Scarabeo, che oggi sono pezzi da collezione dal valore cospicuo. Dalla metà degli anni Sessanta, inoltre, la Davoli organizza dei concorsi per cantanti e gruppi emergenti, con lo scopo di promuovere, contestualmente, anche i propri prodotti. Il concorso più famoso sarà il “Torneo Rapallo Davoli”, che vide tra i vincitori i Trolls, i Corvi e i Gens.

La Davoli Scarabeo progettata da Wandre

 

 Proprio la seconda metà degli anni Sessanta rappresenta uno snodo cruciale nella vita dell’azienda di Davoli: sono gli anni in cui i Beatles organizzano la loro unica tournée in Italia. Il 24 giugno del 1965 i quattro di Liverpool si esibiscono in due concerti al Velodromo Vigorelli di Milano. Il primo concerto è alle 17, davanti a 7000 spettatori, il secondo si terrà alle 21 davanti a 20000 paganti. La serata sarà introdotta da “gruppi spalla” come Peppino Di Capri e Fausto Leali&I Novelty e si svolgerà su un palco su cui campeggia la pubblicità del fornitore degli impianti di amplificazione: Davoli. Cinque anni dopo, sempre a Milano, Leo Watcher, lo stesso impresario che aveva portato un lustro prima i Beatles in Italia, portò i Rolling Stones al Palalido. Anche qui ci furono due concerti, uno alle 16 e uno alle 21.15 e mentre fuori avvenivano scontri tra la polizia e alcuni ragazzi che volevano entrare pur non avendo i biglietti; mentre Charlie Watts alla batteria suonava con indosso la maglia del Milan, mentre l’atmosfera del palazzetto diventava incandescente per la furia musicale degli Stones, sul palco gli amplificatori Davoli diffondevano ad alto volume il suono della band londinese.

 

I Beatles sul palco del Velodromo Vigorelli (Milano) nel 1965

Ma Davoli si occupò anche di costruire sintetizzatori sperimentali come il Davolisint, curioso organo-sintetizzatore monofonico utilizzato da Dave Sinclair dei Caravan per le registrazioni del disco “For girls who grow plump in the night”, oltreché di amplificare importantissimi palchi italiani come quello dell’Umbria Jazz ed esteri, come il Festival di La Grande-Motte dove si esibiscono Charlie Mingus, Muddy Waters e Dizzy Gillespie. Negli anni ‘80, quando esplode il fenomeno delle discoteche, il genio di Davoli si occupa di costruire apparecchiature in grado di miscelare i suoni: nascono così i primi mixer interamente prodotti in Italia.

Alla fine della sua carriera di imprenditore, Athos Davoli fu persino insignito, nel 2002, della laurea honoris causa in Ingegneria Elettronica dalla Constantinian University del Rhode Island.

Athos Davoli morirà nel 2015. I figli Wilder e Simona continuano la tradizione di famiglia con aziende e negozi che si occupano di amplificazione e strumenti musicali ma l’impronta lasciata dal genio innovativo del padre Athos è un’eredità pesante per tutto il mondo della musica italiana. 

Mario Mucedola