El mercat de la Grava!

Suggestioni barcellonesi

[… ] la Rambla si stava riempiendo del trambusto consumistico della sera e Carvalho oltrepassò lo scudo appeso all’ingresso del Mercato della Boqueria. Voleva cenare bene. Aveva bisogno di starsene un po’ a cucinare mentre rifletteva sulla vicenda nella solitudine della propria casa e decise di concludere la giornata con la promessa di una buona cena. Comprò della coda di rospo e del merluzzo freschi, un pugno di vongole e peoci, alcuni gamberoni. Dalle sue braccia pendevano le borse di plastica bianca piene di tesori e si mise a camminare nel placido risveglio serale del mercato. [… ]. —  Manuel Vázquez Montalbán

 

“Via Cavour sarà la Rambla. E non chiamiamo più Parma la piccola Parigi, semmai la “pequeña Barcellona”. Perché è questa la nuova idea di Vignali-Zapatero: rendere Parma come Barcellona!”

 

Per i casi della vita, dopo un lungo peregrinare in giro per il mondo, le finestre di casa mia si affacciano sul Mercato della Boqueria a Barcellona. E il pensiero e’ ricorrente: quanta gente che compra, quanti turisti che visitano. E lungi dal volere trasformare, nel bene e nel male, la Ghiaia in qualcosa di simile penso che Parma, che si fregia del titolo di Citta’ della Creatività Gastonomica Unesco, dovrebbe pensarci concretamente. Perché  molti sono stati i progetti pensati e mai realizzati, come trasformare il popolare mercato cittadino nella sede naturale della sua ricchezza eno-gastronomica. Per questo ho pensato di scrivere un pezzo intitolato “El mercat de la grava” che in catalano significa appunto il mercato della Ghiaia!

A maggior ragione essendo stata scelta l’Emilia Romagna come Best in Europe dall’annuale report di Lonely Planet che incorona la nostra regione come prima tra le “destinazioni europee assolutamente da non perdere”.

Studiare, per poi riadattare, il fenomeno Barcellona per salvare la Parma morente, quella dei negozi che chiudono nell’Oltretorrente e che in centro non aprono più, visti i centri commerciali in arrivo e quelli già esistenti. Scelta interessante, seppur viziata da una bella differenza: la Parma di Verdi e delle sue unicità in ambito alimentare è una cittadina da, più o meno, 180mila abitanti mentre la Barcellona di Gaudì e delle tapas è dieci volte tanto ed in piu’ conta un flusso turistico che nel 2017, nonostante l’attentato della Rambla e i vari timori generati dall’instabile situazione politica locale, ha raggiunto gli 8milioni.

Forse però non era del tutto sbagliato il concetto di piccole ramblas, mercati attrattivi, centri naturali commerciali, tapas fino a tarda notte. Si perche’ i centri commerciali naturali sono le vie, le piazze, le gallerie, i centri storici e i quartieri in cui spontaneamente e storicamente si sono addensati i negozi, le botteghe artigiane, i bar, i ristoranti e i servizi. Il centro commerciale naturale restituisce ai consumatori il piacere dello shopping in un ambiente familiare e non artificiale, il gusto di fare acquisti all’aria aperta, con l’assistenza di tanti operatori commerciali, capaci di dedicare a ciascun cliente adeguata attenzione, assistenza e informazioni personalizzate.

L’alimentare può essere la risposta per arrivare ad avere un centro commerciale naturale e diffuso (magari il piu’ post-moderno possibili e che retroalimenti anche un e-commerce post-esperienziale), polo di attrazione per i turisti e strumento di rilancio e rivitalizzazione del centro della città. Recuperare l’anima della Ghiaia-Grava, farla tornare cuore pulsante, vivo, vitale, luogo d’incontro e socializzazione è questo l’obiettivo prioritario che si devono dare l’amministrazione comunale e gli operatori privati coinvolti.

I rischi però sono tanti: la Boqueria orma più che jamon serrano, pescado, setas, quesos, vende frutta tagliata, bocadillos da consumare al volo, succhi “naturali” esotici a pochi euro e basti pensare che Il Mercato Metropolitano di Milano (zona Porta Genova), una delle eredità di Expo 2015 nei confronti del quale il Comune di Milano nutriva grandi aspettative, a distanza di quasi sei mesi dalla fine di Expo, è stato chiuso a causa degli enormi debiti che ha contratto. e che sembrano essere insanabili.

È vero però che a Stoccarda, Vienna, Berlino, città dalle tradizioni culinarie ridotte, ci sono grandi mercati alimentari tradizionali, quindi credo che si possa trovare una via di mezzo che dia forma e sostanza ad un progetto difficile ma affascinante che se alimentato dalla cordialità autentica della nostra gente, e dalla genuinità dei nostri prodotti, restituirebbe alla nostra città fascino e calore vero, da contrapporre agli insopportabili, fasulli, claustrofobici mega-outlets alla Disneyland che vanno tanto di moda. E allora proviamoci.

Per concludere, se notate l’immagine di testa…lo scudo crociato ce l’abbiamo, le strisce bi-colori anche, il cibo non manca, quindi il più è fatto! 

Marco Valesi