Fossi l’assessore alla cultura o il direttore dei musei…

…chiamerei direttamente Bill Gates

Quando torno a Parma, scendendo dalla stazione oppure arrivando dall’autostrada, mi sembra tutto molto triste. Ho cercato di capire da tempo il perché e alla fine sono giunto alla conclusione che il biglietto da visita che la città offre ai turisti è davvero sconfortante. Appena uscito dall’autostrada leggo un cartello, anche questo molto triste dal punto di vista grafico: siamo città creativa Unesco per la gastronomia. Un po’ pochino per chi conosce la storia, l’arte e la cultura di Parma. Se questo è il nostro benvenuto, diciamo che non sappiamo valorizzare molto i nostri tesori. Immagino poi per chi arriva in corriera in Viale Toschi, quando scende e si ritrova in un posto tutt’altro che allegro.

Allora un giorno ho fatto un gioco, mi sono messo a camminare in città come un turista che vede Parma per la prima volta, e devo dire che non è molto divertente.

Mi sono preso una cartina e ho cominciato a capire come muovermi non avendo una guida. Provate a fare questo gioco: riscoprite la vostra città attraversandola come se fosse la prima volta. Le sorprese, sono sicuro, non mancheranno. Se devo andare a vedere i musei, che strada devo percorrere? Perché non c’è un’indicazione che mi porti al museo della Pilotta o al museo della Fondazione Cariparma fin dalla stazione? Se ci sono, io non li ho visti, devono essere ben nascosti e poco visibili: dunque c’è un problema di grafica. C’è soprattutto un problema di comunicazione. E per risolvere il problema non bastano quelli del marketing che vendono storytelling a tutti o le soluzioni degli architetti.

La segnaletica, quando c’è, è, a dir poco, ridicola, è vecchia, graficamente poco invitante e soprattutto alla base manca di un’idea di percorso. La segnaletica è il risultato di un progetto di città. Ci vuole una progettazione grafica che realizzi uno o più percorsi ideali. Che giro voglio far fare al mio turista ideale? Devo proporre qualcosa, poi ognuno farà quello che vuole, ma io devo proporre un’immagine di Parma. Se la guardo in questo modo l’accesso alla città è tutt’altro che accattivante, anzi, non c’è proprio nulla che la renda “appetibile”. (Nella città della gastronomia mi sembra l’aggettivo giusto, no?) Ma siamo sicuri che l’unica cosa che sappiamo proporre a chi arriva è la città della gastronomia?

Se devo andare a vedere i musei, che strada devo percorrere?

Basti pensare alle indicazioni per i servizi igienici pubblici: dopo tanti soldi spesi per riqualificarli, sono assolutamente insufficienti e nascosti, non certo pensati per i turisti.

Insomma manca una riqualificazione complessiva, dove la grafica deve servire a una diversa idea di città, ma per fare questo ci vuole una politica colta, che deve conoscere la storia, l’arte e la cultura della propria città, e negli ultimi anni è stato fatto davvero molto poco, anzi niente. Provate a passare davanti alla Camera di San Paolo, dove c’è quel cartello orrendo così poco invitante che riproduce la volta del Correggio, accanto a quella dei burattini dei Ferrari. La riscoperta nell’Ottocento di quella meraviglia ha portato a Parma artisti, scrittori e poeti da tutta Europa. Se lo era nell’Ottocento perché non deve esserlo oggi? Bodoni, (da mesi il museo è chiuso per ristrutturazione) ha inventato i font del computer di oggi e non c’è un’indicazione su questa meraviglia che a Parigi farebbe faville, insieme al Museo di Maria Luigia, poco distante da lì. Io se fossi il direttore dei musei della Pilotta, chiamerei direttamente Bill Gates per farmi sponsorizzare il museo. Provarci non costa niente ma l’idea darebbe valore a quello che è un museo tutt’altro che morto: la lezione del Bodoni, tra eleganza e chiarezza, è ancora di grande modernità. (Ma quanti parmigiani lo hanno visitato almeno una volta nella vita?) Parma, che si appresta a diventare capitale per la cultura 2020, sembra abbia dimenticato i momenti in cui è stata capitale in Europa per la cultura. Il cibo, signori, è un contorno a tutto il resto, non può e non deve diventare la sola attrattiva della città, altrimenti il rischio è sempre quello di investire palate di soldi per fare la festa paesana in piazza Garibaldi, per dare due tortelli ai parmigiani, cosa che continua a ripetersi da sempre.

Avete notate che non c’è un cartello in inglese e in cinese per la città? Ma non siamo noi che alle conferenze stampa ci vantiamo di avere sempre più un turismo orientale? E’ questa la nostra risposta?

Mi aspetto, per il 2020, l’installazione di un anolino di tre metri fuori dall’autostrada, o un monumento al maiale gigantesco in qualche rotonda prima di arrivare al parcheggio Toschi. Ma se il maiale gigante fosse fatto da Botero, non sarebbe geniale?  

Guido Conti