
Greto della Parma: ci facciamo prestare Rousseau?
Qual è la priorità assoluta oggi in città? La sicurezza? L’integrazione dei tanti arrivati da fuori? Le strutture per i sempre più numerosi anziani? L’inquinamento? No…
A quanto pare l’emergenza numero uno della città è avere una pista ciclopedonale nel greto della Parma. Anzi, non fatevi sentire a chiamarla così, perché all’inizio (come testimonia qualche slide comunale) era così, ma ora il progetto viene nominato solo con un riferimento che suona molto meglio: Parco fluviale della Parma. E chi sarebbe così stolto da dire di no ad un nuovo parco in città?
Il problema è che quel “parco” c’è già. E anzi, come dicono in coro le associazioni ambientaliste della città, la sua bellezza sta proprio nel carattere naturale e incontaminato che ha il greto del torrente Parma, che segna una fondamentale striscia verde nel suo attraversamento cittadino da ponte Dattaro a ponte Bottego/delle Nazioni. Per cui, non si vedrebbe il motivo per andarci accanto con anche minime intrusioni.
A meno che non si trattasse di opere di sicurezza per evitare alluvioni o altri guai. Ma qui, al contrario, si tratterebbe semmai di inserire elementi a rischio poi di essere sommersi quando lo “sputacchio” che è la Parma d’estate si gonfia nella “Voladòra” di autunno/inverno. Il tutto per la modica cifra di 700mila euro più, se ho letto bene, altri 20mila annui nel caso di manutenzione o appunto piene. In una città che da anni piange miseria e bilanci risicati per l’eredità di Vignali & C.
Ma qui mi fermo con l’attualità e con il problema greto della Parma in senso stretto: se ne occuperanno la cronaca e i media di news H24. L’aspetto che invece pongo all’attenzione dei lettori (e possibilmente degli amministratori) è un altro: chi e come deve decidere sui luoghi essenziali della città?
chi e come deve decidere sui luoghi essenziali della città?
Certo: mi direte che questo è il compito per il quale in ogni città si scelgono un sindaco ed una giunta. E infatti nessuno mette in dubbio il loro diritto/dovere di decidere e agire. Ma si può concretamente metterne in dubbio la rappresentatività, se è vero che la rielezione del 2017 è avvenuta per Pizzarotti & C. con il voto esplicito del 26% dei parmigiani: quindi 1 su 4. Il che consiglierebbe quindi misura e prudenza, almeno nel porre mano ad angoli di città che appartengono alla sua storia e al cuore di chi ci vive. Ricordando anche la brutta eredità che amministratori più votati hanno lasciato qua e là: la vela della Ghiaia, l’orribile passerella elevata di via Emilio Lepido, il ponte-scatolone a Nord per di più inutilizzabile…
Già un primo esempio di scarso dibattito (Piazza della Pace) ci tiene tuttora col fiato sospeso in attesa di vedere in che modo si è deciso di “correggere” ciò che fu ideato non dal primo che passava ma da un architetto di fama europea. Ma lì ci sarebbe da rimproverare anche l’inerzia dei parmigiani, silenziosi e indifferenti su una questione che in passato suscitò contrapposte soluzioni e proposte nell’arco di interi decenni. Questa volta, però, non è così: e pur senza pretendere che la ragione stia necessariamente da parte dei contrari al progetto, neppure si può pensare che le città evolvano a colpi di giunta o di maggioranze (che poi come abbiamo visto vere maggioranze non sono).
E allora vien da chiedersi: piuttosto che utilizzarla per sostituirsi ai giudici sulle sorti di un ministro, non sarebbe il caso che i parmigiani – per decidere davvero che cosa fare sul torrente e magari per altre decisioni in futuro – noleggiassero dal signor Casaleggio la piattaforma Rousseau…?
Gabriele Balestrazzi