
Ho ancora un tetto sulla testa?
Parma, l’Università e gli affitti.
Prima il lockdown, dove la vita sembrava aver messo in pausa il suo divenire frenetico, poi la corsa contro il tempo, l’incertezza e il timore che continuano ancora a crescere di giorno in giorno. Molti, troppi dubbi sul presente e, soprattutto, sul futuro.
La crisi economica, che sta investendo tutto il Paese a causa dell’emergenza legata al Coronavirus, ha generato numerose difficoltà a lavoratori, imprese, famiglie e a una categoria forse presa troppo poco in considerazione in questo complesso periodo: gli studenti, in particolare i “fuorisede”.
Costretti al periodo di quarantena, molti ragazzi hanno dovuto (o sono stati costretti a causa di forza maggiore) a lasciare i propri lavori svolti per ottenere un sostegno per la loro permanenza nelle città universitarie; altri hanno visto aggravarsi il peso economico sulle spalle delle proprie famiglie, in molti casi già colpite dalla crisi. Per questi motivi, tanti giovani studenti si sono trovati di fronte al problema di come poter sostenere il costo di affitto delle proprie abitazioni.
Ai primi di marzo, allo scoccare della quarantena e della chiusura dei confini delle regioni italiane, molti universitari sono riusciti (tra un decreto e l’altro) a tornare nei propri luoghi di residenza, mentre altri, per svariati motivi, sono rimasti bloccati nelle città ospitanti.
In entrambi i casi, tra mille perplessità, in una situazione fuori dalla norma e, per molti versi, priva di linee guida dettagliate, la parola “fine” ancora oggi sembra essere lontana e, per chi non ha certezze su come proseguirà il proprio percorso universitario, la domanda principale è: “Cosa mi conviene fare con il mio contratto di affitto?”
Numero di ricerche per “affitto coronavirus” negli ultimi 12 mesi.
(https://trends.google.it/trends/explore?q=affitto%20coronavirus&geo=IT)
Google Trends evidenzia un picco del numero di ricerche per “affitto coronavirus” proprio nel periodo tra Marzo e Maggio, tre mesi in cui all’apparire di ogni nuovo decreto sfumavano sempre di più le speranze per la riapertura delle Università e il ritorno alle regolari attività didattiche (sospese già dalla fine di Febbraio). Il Governo ha già adottato (e continua a farlo) diverse misure di sostegno economico, ma fra queste nessuna è mirata al supporto allo studio.
“Dato che non vi è ancora alcun provvedimento normativo che autorizzi l’inquilino a sospendere il pagamento del canone di affitto o di autoridursene la misura, un’unica soluzione deve essere raggiunta con un accordo tra le parti del rapporto di locazione” (https://www.federconsumatori.it/doc/coronavirus-e-affitti-u-possibile-un-accordo-per-la-riduzionedel-canone-di-locazione/20200406032847). Più semplice a dirsi che a farsi.
“Purtroppo non ho avuto alcuna agevolazione. Sono con le spalle al muro, o lascio casa o continuo a pagare l’intero canone d’affitto”. Queste sono le parole di molti universitari fuorisede a Parma, ragazzi che popolano e arricchiscono di anno in anno la città ora posti di fronte ad un ultimatum.
Molti di loro, infatti, non hanno raggiunto alcun accordo con i propri locatori, forse per mancanza di compassione o per il semplice egoismo di questi ultimi, essendo così obbligati a pagare affitto e bollette per intero, con l’unica giustificazione che “la crisi ha colpito entrambe le parti”. In altri casi, invece, gli affittuari sono venuti incontro alle esigenze dei propri inquilini.
Alcuni ragazzi sono rientrati alla propria residenza prima del lockdown, non usufruendo quindi in alcun modo delle loro abitazioni a Parma. Tra questi, c’è chi ha deciso di continuare a pagare regolarmente l’affitto considerando favorevole l’agevolazione economica pattuita con il proprio locatore (detrazione di una sola mensilità o di una piccola somma per ogni mensilità, per la maggior parte dei casi fino ai mesi di settembre/ottobre), o perché costretti a non recedere dal contratto per altre motivazioni. Ad esempio, per gli studenti beneficiari di borsa di studio è indispensabile avere un contratto di locazione che testimoni la condizione da fuorisede; perciò, lasciare casa equivale a perdere anche la ricezione della borsa di studio. Altri hanno preferito dare la disdetta dal proprio appartamento, per poi trovarne uno nuovo a data da destinarsi, secondo l’evolvere della situazione.
In economia vengono definiti sunk cost tutti quei costi già incorso e che non possono essere recuperati in alcuna maniera significativa
C’è anche un’altra categoria di studenti da prendere in considerazione, ovvero tutti quelli che usufruiscono dei servizi di Ergo (l’Azienda Regionale per il Diritto agli Studi Superiori dell’Emilia Romagna). Centinaia di studenti, infatti, vivono negli alloggi (popolarmente conosciuti come “studentati”), residenze gestite dall’azienda, anche questa in forte difficoltà e sovrastata da un’enorme mole di responsabilità durante la pandemia. Come può un’azienda di questo genere tutelare i propri “inquilini” e assicurare loro al tempo stesso l’alloggio? Sia prima sia durante il periodo di quarantena, Ergo ha preso alcune precauzioni a tutela degli studenti, ma non pochi sono stati i disagi. Pare, infatti, che l’azienda abbia ricevuto molte richieste riguardanti proprio il pagamento dell’affitto alle quali ha dato scarse, se non nulle, risposte. Secondo il regolamento, infatti, la somma come corrispettivo di locazione (per il periodo Gennaio-Settembre) viene detratto a inizio anno direttamente dalla borsa di studio degli studenti. In economia vengono definiti sunk cost tutti quei costi già incorso e che non possono essere recuperati in alcuna maniera significativa, ed è proprio questo il caso. Gli studenti, infatti, già rientrati alle proprie abitazioni o costretti a rimanere nei propri alloggi durante la quarantena, non hanno avuto la possibilità di recuperare più le mensilità a loro già detratte. Solo a Giugno, Ergo invia una comunicazione informando che, solo agli studenti che hanno passato il periodo di quarantena al di fuori degli alloggi, sarà rimborsata una mensilità.
Dal punto di vista degli universitari di Parma, e in generale degli studenti che affollano le Università d’Italia, non è stata data abbastanza attenzione alle loro difficoltà, lasciando molti nello sconforto e nel timore di fronte a un futuro incerto, “abbandonati” non solo nell’affrontare l’emergenza sanitaria, ma anche la conseguente crisi economica che ne è scaturita. Costretti a pagare pur essendo lontani da mesi dalla propria abitazione o spinti a recedere dai propri contratti di affitto per sgravarsi di costi onerosi, i ragazzi fuorisede mai come ora avvertono il peso della loro distanza da casa che, se prima era giustificata dalla ricerca di opportunità migliori, oggi appare come una montagna troppo ripida da scalare. Tanti sono i decreti rilancio e i bonus assegnati, ma per gli studenti non ve n’è neanche l’ombra.
In una città come Parma, capitale della cultura 2020/21, quanto può aiutare questa situazione di “fuga” degli studenti dalla città? E soprattutto, come possono le future generazioni provar fiducia in un Governo che non è abbastanza presente in un settore come lo studio, fondamentale per la formazione degli uomini e delle donne del domani?
Annarita Paglia