
Il silenzio del web.
A Parma “sei potente” se non rispondi alle email
È un brutto, bruttissimo rapporto. Web ed email, ma più in generale la cultura digitale, non stanno nelle corde, nelle sensibilità, nei comportamenti della classe dirigente parmigiana. Certo il problema è più generale e nazionale. Però nella città ducale esso si manifesta con una diffusione e intensità quasi uniche. Intendiamoci: qualche eccezione c’è, ma rara. Contattare attraverso email un personaggio pubblico, amministratore o funzionario, direttore di un’istituzione, presidente di ente o associazione, noto imprenditore è infatti impresa quasi disperata. Vana. Perché ci sono, ci stanno, ma ci fanno e non rispondono. Il tempo digitale che è istantaneo non appartiene al loro modo di fare e di relazionarsi. Che sia arcaismo e snobismo è difficile dire, perché forse sono entrambi i sentimenti. Ma più profondamente credo che ci sia inconsapevolezza che la comunicazione al tempo di internet e del web è diretta e immediata. A chi chiede, interroga o semplicemente vuole stabilire un contatto, bisogna rispondere presto, subito. Lo esige il mezzo e anche se può non piacere e addirittura dispiacere, nel mondo connesso nel quale tutti noi viviamo, alle consuetudini e abitudini dell’always online si deve sottostare. Soprattutto chi ha responsabilità pubbliche o ricopre ruoli privati ma importanti. È punto di riferimento, blocco o snodo collettivo, portatore o tenutario di interessi fondamentali per l’economia e il territorio nelle sue diverse espressioni.
chi è, o deve essere, sul pezzo, per dirla in linguaggio giornalistico, non può esimersi dal rispondere o pensare che lo farà quando avrà tempo e gli parrà o peggio ancora non lo farà mai
Insomma chi è, o deve essere, sul pezzo, per dirla in linguaggio giornalistico, non può esimersi dal rispondere o pensare che lo farà quando avrà tempo e gli parrà o peggio ancora non lo farà mai. Non può usare la posta elettronica e le varie messaggerie istantanee nei modi e tempi usati con la posta tradizionale. O con le vecchie forme di risposta date da segretari o collaboratori sottoposti. Perché questa è proprio l’impostazione da “vecchio capo”. Che certamente qualcuno può pensare di perpetuare. Ma che però è a termine. Perché non sta più nelle sensibilità in formazione, che hanno nelle rete, ma non in modo astratto, il paradigma, anche comportamentale, la cui immagine e cifra è lo sharing, la condivisione. Che per definizione è orizzontale e dunque sollecita azioni e reazioni paritarie.
Ciò non significa che Bill Gates sia sullo stesso piano, concretamente, di un suo dipendente o che un sindaco sia un cittadino qualunque. Entrambi però se vogliono conservare la leadership, non solo digitale, devono rispondere a tono. Almeno formalmente allinearsi al “sentimento internettiano”, che orami è prerogativa di larga parte della popolazione e non solo dei giovani e giovanissimi. Nella società mobile&digitale il “contatto” è (quasi) tutto. Che non significa affatto essere alla mercè di tutti, bensì di sapere quali sono i modelli di comportamento auspicabili e le regole d’ingaggio essenziali. Che si riassumono nella tempestività della risposta, ridotta all’essenziale. Però sempre, comunque e a chiunque. Certo ci sono – tanto più numerosi quanto uno è importante- seccatori, questuanti e perditempo. Però spesso basterebbe, e basta, un laconico “Ricevuto. Ora sono molto impegnato……sono in riunione…..in viaggio……, però appena posso risponderò…..leggerò….. ti saprò dire….”. Ma anche solo un ok o un laconico sì o no. Esistono peraltro risponditori automatici. E laddove non arriva la tecnica o lo chatbot, il maggiordomo digitale, chi è “classe dirigente” può sempre contare su segretari reali, in carne e ossa, che possono fare benissimo le sue veci.
Ricevuto. Ora sono molto impegnato……sono in riunione…..in viaggio……, però appena posso risponderò…..leggerò….. ti saprò dire…
In realtà tutto ciò molto raramente accade. Per ribadire il concetto, a Parma si contano sulle dita di una mano i “personaggi” della politica, del business, dell’impresa e del “vippismo” locale che rispondono velocemente a chi li contatta per email. E non è solo questione di maleducazione o di scarsa cultura digitale, perché a fare premio è l’utilità della risposta e anche l’idea che il potere lo si esercita mettendo in attesa chi chiede. Il potere è asimmetrico per definizione : si esercita dall’alta al basso. A Parma però questo carattere universale offre un di più che si spiega con il permanere di retaggi ducali: il web nella Petite Capitale si mantiene cortigiano. Lo si vede anche sui social, dove la piaggeria è quasi stucchevole. Uso e aduso a rispondere in base alle convenienze, alle utilità e a un’immagine di sé, anche nella percezione altrui, che è tanto più alta, potente, quanto più si nega, si cela, si fa attendere. In altre parole se un messaggio, una richiesta, una proposta dovrebbero avere veloci risposte (anche negative), in realtà ottengono quasi sempre solo silenzio.
Nella società della velocità il potere a Parma sembra che dorma. In realtà non ce la fa a stare al passo con un mondo che sta cambiando a velocità fantastica. È un potere stanco, ma che purtroppo stanca anche chi lo vorrebbe dinamico. È un potere furbo, ma che non è sfidante e va avanti guardando nello specchio retrovisore. Per quanto ancora non so dire. Al momento però sono certo – pronto a scommettere- che avreste più probabilità di ricevere risposta – ritardata ovviamente- se, anziché mandare un’email, prendeste carta, busta con francobollo e scriveste una bella lettera. A mano, sarebbe perfetta.
Giorgio Triani