La Chiesa di Santa Maria del Quartiere
Fuori nella piazza c’è il vocio del mercato rionale, all’interno della chiesa c’è silenzio le luci sono spente. Dalla vetrata si coglie uno stato di abbandono. Siamo in piazzale Picelli, davanti alla Chiesa di Santa Maria del Quartiere, nel cuore dell’Oltretorrente, un luogo simbolo della parmigianità. La chiesa di proprietà degli ospedali Riuniti non ha mai fatto parrocchia, ma è ugualmente amata dai parmigiani che pregano in silenzio sotto la cupola affrescata fra il 1626 e il 1629 da Pier Antonio Bernabei. Perché questa bella chiesa recentemente è stata al centro di una polemica? Entriamo. Nella penombra spuntano due persone «Ha bisogno?» chiedono. Ci precede a rispondere un ragazzo, un immigrato.. «Ho fame… Se avete un po’ di pasta…» Ringrazia e se ne va. «Aiutiamo tutti senza distinzione» spiega Mina Dall’Aglio, parmigiana di Borgo Bernabei che da vent’anni segue il destino complicato di questa chiesa, che nel 1769 venne “svuotata” dei religiosi in seguito agi editti napoleonici. Per tanti anni dopo l’ultima guerra, vi aveva detto Messa don Walter Cavatorta, poi fu chiusa, ignorata, ricoperta di guano, occupata dai piccioni. Poi venne l’indignazione della Mina e di tanti altri abitanti dei borghi “di la dall’acqua”. «L’abbiamo ripulita, resa dignitosa facendo tanti sacrifici – spiegano alcuni volontari – non era solo una questione di parmigianità e di fede ma era assurdo lasciare questo straordinario luogo, in stato di abbandono, un patrimonio universale che va difeso». Così si sono riaccese le lampade sull’affresco esagonale di Pier Antonio Bernabei, che raffigura la Trinità, La Vergine ei Santi nella gloria del Paradiso. «La chiesa con singolare campanile esagonale era stata costruita per volere del principe Ranuccio Farnese, prima pietra nel 1604, l’affresco della cupola nel 1619. Le cappelle interne vennero poi decorate durante il Ducato di Maria Luigia dai pittori rampanti dell’epoca, fra cui Francesco Scaramuzza. Abbiamo ripreso a far dir Messa vent’anni fa – spiega la Mina – da allora io sono qui tutti i giorni… ad aiutare la gente che ha bisogno anche di un piatto di pasta, a tener vivo questo luogo, erano arrivati anche i turisti, ma ultimamente è cambiato tutto mah… mahh…» C’è amarezza nelle sue parole. «Non possiamo far dire Messa per Pasqua, Natale e tutte le altre festività solo i giorni prefestivi… Ci sono loro… hanno occupato la Chiesa». “Loro” , sono i cristiani ortodossi della numerosa comunità romena che hanno avuto regolarmente in concessione dalla Diocesi l’uso della chiesa del Quartiere. Secondo la signora, gli ospiti romeni si sarebbero allargati troppo… Insomma questa coabitazione ha creato qualche mugugno fra le parti. «La coabitazione con persone di altre culture è una ricchezza, un esempio di unità fra i cristiani – sdrammatizza un altro volontario – Non è una guerra di religione fra cristiani come ha scritto qualche giornale. A preoccuparci – sostiene convinto – sono invece gli stili di vita diversi, l’ordine, il rispetto delle cose. Ma a preoccuparci è soprattutto la liturgia della Messa romena che si celebra con numerosi ceri accesi e i fumi minacciano di rovinare gli affreschi della cupola. La comunità romena non da peso a questo pericolo – sottolinea – abbiamo quindi raccolto 500 firme “salviamo la cupola del Bernabei” ma nessuno ha risposto. Né le istituzioni religiose, né quelle civili».
Assistiamo alla Messa dei romeni, la chiesa è affollata, tanti bambini, ci sono le icone dei Santi ma anche l’immagine della Vergine e di Papa Wojtyla. La celebrazione è accompagnata da canti gregoriani, c’è anche un vassoio di pizzette, mentre i fumi dei ceri salgono neri verso la cupola. Il problema esiste… L’affresco del Bernabei rischia di andare in …fumo. Basterebbe alla comunità romena pregare alla luce di candele elettriche. Sono sempre preghiere.
Giovanni Ferraguti