
L’università ai tempi del covid
(studiare, laurearsi e lezioni online oggi)
Studiare è stato da sempre un lusso, ma dalla primavera del 2020 lo è ancor di più.
Tra la fine di Febbraio e gli inizi di Marzo le porte delle scuole, di ogni ordine e grado, chiudono e ancora ora il loro futuro è un’incognita. L’unico porto d’approdo possibile è la didattica a distanza.
All’Università di Parma le cose erano iniziate nel migliore dei modi; per via del riconoscimento dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), che l’ha consacrata tra le migliori d’Italia e della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dell’inizio dell’anno accademico.
La differenza poi l’ha fatta un virus
La differenza poi l’ha fatta un virus, oggi conosciuto col nome Covid– 19. È lui che ha provocato una battuta d’arresto e ha fatto e sta facendo vivere ciò che nessuno mai avrebbe immaginato; dagli studenti, ai docenti, alle famiglie.
La questione oltre a questo però è molto più profonda e le dinamiche in gioco sono tante.
Potremmo allora riprendere un luogo comune, quello della fuga di cervelli, non degli studenti, ma dei rappresentanti dello Stato. Quello Stato disattento nei confronti dell’Istituzione Università. Perché ogni cosa, seppur nei relativi limiti e criticità, ha avuto una spiegazione: come muoversi, come fare la spesa, con chi stare e tanto altro. L’Università no! Tutti sono stati lasciati nel limbo del “vi faremo sapere”.
Forse perché il Ministro Gaetano Manfredi, della squadra del Premier Conte dal 10 Gennaio del 2020, vedeva troppi pericoli e troppe responsabilità per esprimersi? Perché lo stesso Presidente era preso dalla cura della sua carriera politica? Non lo sappiamo. Fatto sta che l’unica ad aver fatto o detto concretamente qualcosa è stata forse la Ministra Azzolina e la libertà di scelta sul da farsi è ricaduta sui singoli Rettori. Ognuno come se fosse uno “Schettino” alla guida della sua nave ha dovuto fare nel migliore dei modi per far approdare tutti sani e salvi sulla costa.
A Parma, per il momento, le mosse sembrano essere state vincenti. Lo dice la Gazzetta di Parma nel riferire che il modello matematico emiliano è stato salvifico, (https://www.gazzettadiparma.it/scuola/universita/2020/05/29/news/coronavirus_il_modello_matematico_parmigiano_il_lockdown_ha_evitato_il_doppio_delle_vittime-3510136/?fbclid=IwAR0YPzgMajhTmxkMZ5n9HWimuaIuZxLZKeowVFjIP_vAH4K14ubWGarI1Rg#.XtTPQQl1HGU.facebook) e Paolo Andrei, il nostro di Rettore, nell’intervista rilasciata alla stessa, lo scorso 5 Maggio (https://www.gazzettadiparma.it/gweb/2020/05/05/news/andrei_universita_in_prima_linea_durante_l_emergenza_e_ora_voglia_di_normalita_-3311917/).
Tutto è avvenuto in remoto
Ma le lezioni, gli esami, le sedute di laurea sono altra storia rispetto alla tempestività dei provvedimenti presi. Tutto è avvenuto in remoto e per comprendere lo scombussolamento creato, non c’è niente di meglio della testimonianza di chi l’ha vissuto in prima persona. Dalla risposta, infatti, ad alcune domande poste agli studenti è stato dedotto molto.
Si comprende cosi, che nonostante la situazione emergenziale abbia portato anche gli addetti agli uffici a non lavorare in presenza, il loro lavoro è stato sempre efficace e nel rispetto dei tempi. Chi si è confrontato con i suddetti, dall’avviamento dei tirocini al pagamento delle tasse e delle nuove tempistiche da rispettare, ha avuto sempre una risposta.
Le difficolta sono di ogni genere, dalla concentrazione allo studio ai problemi logistici. Le lezioni online una soluzione tempestiva e immediata, ma non la soluzione del futuro.
Hanno permesso, in un mondo completamente fermo, di portare avanti gli studi, ma non si è in un’Università Telematica. C’è bisogno del tu per tu con il docente e non di un carico di materiale per sopperire alla situazione. Inoltre, proprio perché il remoto non è una prerogativa, non tutti hanno personal computer, tablet o connessioni adeguate per farvi fronte. Soprattutto chi è fuorisede.
Non necessariamente si dev’essere costretti a stipulare, oltre il contratto di fitto, anche quello con una compagnia telefonica per disporre di una buona connessione. Altrimenti ci spostiamo sul problema dei costi, che non sono stati pochi.
Le famiglie fanno già un investimento nel momento in cui iscrivono un figlio/a all’Università, non materiale, ma nel futuro.
Per questo non si può pretendere che paghino ancora di più. Specialmente in un momento in cui tanti uomini e tante donne si sono visti ridurre le ore lavorative o hanno subito un licenziamento.
Stesso discorso vale per come sono state e sono vissute le fasi pre-laurea, laurea e post-laurea. Solo chi non è mai stato vicino a questo mondo non potrà mai capire il mix di ansie e paure che le accompagna. Uno strazio ancor più grande se vissuto da soli, lontani dalla propria famiglia, in una silenziosa cameretta.
Prima di andare più a fondo però è opportuno precisare che per i laureandi di Marzo e quelli di Luglio le cose sono andate in maniera diversa. A iniziare dalla fase pre-laurea.
Mentre per i primi l’Università, le Librerie e le Biblioteche erano aperte e i ricevimenti con il rispettivo Relatore in presenza, per i secondi, il lavoro di scrittura di tesi è stato più complicato, perché per tutte le strutture dall’11 Marzo è stata disposta la chiusura. Solo le Biblioteche hanno riaperto il 25 Maggio.
Le discussioni hanno seguito e seguiranno la modalità online, sulla piattaforma Microsoft Teams, che alla normale tensione ha aggiunto le preoccupazioni tecniche: scarsa connessione, audio e video poco chiari e computer che da un momento all’altro vanno in blocco.
E una volta laureati? A prescindere dalla differenza dei corsi di studi, è stato ed è difficile fare gavetta post-laurea ora come ora. Non conta tanto l’inserimento nel settore della giurisprudenza, dell’insegnamento o dell’ingegneria. Conta che c’è il virus e niente per il momento è come prima.
Una nostra studentessa, pallavolista e neo-laureata in Civiltà e Lingue Straniere Moderne, sul “Piccolo di Alessandria”, ha rilasciato una testimonianza della sua laurea in ciabatte e del brindisi virtuale con i familiari. Ha raccontato di aver vissuto quel momento in un modo che mai aveva immaginato o sognato, che ha potuto argomentare i contenuti del suo lavoro di ricerca solo dopo che il docente ha certificato la sua identità e della corona di laurea ordinata a domicilio in un negozio di fiori e consegnata dopo pochi minuti.
Il fatto straordinario è che gran parte di ciò che è appena stato detto, oltre al confronto diretto con gli studenti, è stato desunto da un altro importante strumento da mesi in campo e simbolo della presenza costante della comunità universitaria parmense: DUSIC, Comunità in rete; una pagina Facebook (https://www.facebook.com/dusic.community).
Molto voluta dal Direttore del Dipartimento di Discipline Umanistiche, sociali e delle imprese culturali, è stata pensata per tutti gli studenti, il personale tecnico-amministrativo e i docenti. Il suo scopo è stato dal principio sopperire alla lontananza, fare squadra e rimanere comunità. E perché no, anche uno strumento per intendere ciò che stava accadendo non più dalla solita prospettiva scientifica, ma da quella umanistica.
Grazie a questo si è capito che i giovanissimi di oggi, per quanto al passo con i tempi, non sono poi così lontani dalle solitarie e pensierose figure dei quadri di Edward Hopper in Nightawks o Morning Sun.
Distopico, inedito, fantascientifico, surreale, inquietante, monotono e tante altre sono state le parole utilizzate nella fase di avvio della piazza digitale.
Numerosi anche i consigli artistici dati, viste le iniziative di tour virtuali presenti online, letterari, per far trascorrere le giornate in un clima più leggero e i video-pillola per tenere i docenti e gli studenti sempre più vicini.
E tante sono state le testimonianze, attraverso gli screenshot, dei giorni delle cravatte indossate per rispetto e degli abbracci mancati.
Non è poi da dimenticare il lavoro svolto da molte associazioni come “UDU-Unione degli Universitari” o “SSU-Sinistra Studentesca Universitaria” a sostegno degli studenti in un momento così difficile su più fronti. Ebbene si! Perché oltre il mondo della didattica a distanza, esiste anche il mondo delle difficoltà economiche, degli studenti bloccati in regioni differenti da quelle d’origine, dei canoni d’affitto che vengono continuati a pagare a vuoto e di quelli recessi. Elementi che hanno preparato un terreno molto difficile per il nuovo anno accademico, tra non molti mesi alle porte.
Infine una domanda più che lecita, a seguito degli ultimi aggiornamenti: perché le discoteche riaprono e le Università no?
Siamo al punto di ripartenza. Da Stato disattento a Stato maldestro il passo è breve. E non è anomalo se studenti e studentesse sono indignati davanti all’ennesimo colpo di testa che va a ledere il diritto allo studio e che non ha una risposta esaustiva, se non, forse, il luogo comune secondo cui con la cultura non si mangia e con le discoteche sì.
Il trend topic dello scorso Venerdì 13 Giugno, sui social, è stato proprio questo.
Ma la risposta alla domanda è nei più antichi libri d’economia: al di là del fare retorica, non c’è profitto. In parole povere con la cultura non si mangia, con la discoteca sì!
Mariateresa Caputo