
Mi sono laureato su Facebook. Honoris Pausa
L’ultima è stata conferita a don Luigi Ciotti. Nobile laurea honoris causa in Psicologia, a un protagonista impegnato in prima linea nei nostri difficili tempi.
Ma in realtà a Parma (e non solo a Parma, per la verità) ormai le “lauree” vanno a ruba. Scritto fra virgolette, perché in un Paese dove i curriculum lasciano a desiderare perfino ai vertici dell’amministrazione pubblica e di qualche esponente del governo, cosa volete che sia un ufficiale ma burocratico pezzo di carta rispetto al sapere che offrono web e social?
E così, alla bisogna eccoci tutti medici: perché lasciare decidere sui vaccini a chi ha sì una vera laurea con relativa specializzazione ma anche con il rischio di essere “servo delle multinazionali farmaceutiche”? La Rete che non ha padroni (…) sa essere medico, come ci può trasformare quasi in tempo reale in ingegneri (le cause del crollo del ponte Morandi: perché aspettare la lenta magistratura con i suoi periti quando a noi può bastare un filmato o un fotogramma?).
Per non parlare di Giurisprudenza: se Mattarella non vuole il Governo del Cambiamento voluto dal Popolo, che poi a me risulta invece regolarmente insediato, perché perdere tempo a consultare costituzionalisti e a confrontare letture ed interpretazioni approfondite? Basta un copiaeincolla da condividere, ed ecco che siamo in grado di individuare le basi per un bell’impeachment del Capo dello Stato. Che poi stato non è (l’impeachment, intendo), ma solo dopo 48 ore di bombardamento da chi la Costituzione non l’ha mai vista…
Il giornalista, insomma, è l’allenatore della Nazionale del terzo millennio
E infine il Giornalismo. Maiuscolo perché i “laureati” di facebook, che ovviamente non hanno mai studiato la materia né hanno mai messo piede in una redazione, sono in grado non solo di correggere i pennivendoli asserviti, ma di regalare loro anche preziose e gratuite lezioni di Etica applicata ai massmedia. Il giornalista, insomma, è l’allenatore della Nazionale del terzo millennio: una volta eravamo un popolo di commissari tecnici e spiegavamo a Bearzot, Vicini, Sacchi come schierare azzurri vincenti. Oggi che la nazionale è in declino, il 4 marzo ci ha regalato insieme a un nuovo Parlamento una legione di direttori ed editori con rispettive cattedre.
Sono le lauree honoris pausa. La pausa dai rispettivi lavori, che ovviamente non c’entrano nulla con Giornalismo, Giurisprudenza, Medicina… nella quale ci spogliamo dei panni abituali per vestire quelli del cattedratico che non perdona. È una rivoluzione dal basso, che in basso spesso rimane: ma neppure questo è un problema, perché se anche trova chi gli risponde e lo mette di fronte alle sue inevitabili contraddizioni, il social-laureato honoris pausa è pronto a replicare. Non sui contenuti, perché lì ha già dato tutto, ma sulla persona che ha l’ardire di rispondergli (magari opponendogli 40 anni di giornalismo, o replicando alle bestemmie costituzionali con una laurea in Giurisprudenza ed un brillante esame in Diritto costituzionale). Ecco allora che il giornalista (quello vero) se risponde viene bollato come supponente, che non accetta le critiche. E ovviamente fazioso: detto da gente sul cui profilo, se poi vai a dare un’occhiata, sfilano magari – senza mai una rettifica – le più clamorose e sputtanate fake news…
Honoris pausa: l’ignoranza fatta arroganza. È Facebook, bellezza ! Buon 2019, se ci riuscite.
Gabriele Balestrazzi