Mille a tavola.
Lo strapaese parmigiano ci avvicina al Messico

A Guadalajara in Messico si apprestano a battere il record che peraltro già detengono di allestire una linea di hot dog più lunga del mondo. Per la precisione il Guiness attuale è di 1417 metri di lunghezza.
In un certo senso Parma si è messa su questa linea con la “Cena dei mille”: un tavolone da Guiness che con un pretesto beneficiente è in realtà lo specchio di una cultura cittadina e gastronomica da fiera. “Settembre gastronomico”, che è il titolo di una kermesse che comprenderà, appunto, i mille a tavola, ne è la prova provata. Visto che con quel titolo generico non c’è paese in Italia che non allestisca mangiatoie a cielo aperto, gazebo e stand con prodotti più o meno tipici, street food e show coocking.
Insomma per una città che si fregia del titolo di “città creativa per la gastronomia Unesco” è decisamente poco. E quel poco comincia a essere un po’ avvilente, perché la parola “creativo” per quanto svalutata e ormai quasi impronunciabile, richiederebbe pensieri nuovi, pratiche innovative, sperimentazioni anche spinte, contaminazioni ardite.
Ma gli amministratori attuali- comprendendo l’intera classe dirigente cittadina- brillano per conformismo alla tradizione locale: sono l’espressione politica di una città che da sempre si bea di se stessa, si rimira, si compiace di essere quella che è. Anche se oggi non è granché. Certo Parma è “passatista” da sempre: prosciutto e parmigiano, giusto per stare in tema alimentare, sono monumenti culturali, musei naturali del gusto, architetture gastronomiche che fanno il paio con Duomo, Battistero e Pilotta. Dunque ci sta tutto il culto e la cultura della tradizione. A patto però che non sia, com’è, una stanca, perché ripetuta sino allo sfinimento, celebrazione del “quanto è buona Parma da mangiare!”
Soprattutto ora che il food è in tutto il mondo una risorsa sempre più importante e strategica, anche per il turismo, e dunque la competizione fra territori e città richiede posizionamenti nuovi. E che Parma deve essere all’altezza di un marchio che le attribuisce un “primato creativo”. Un titolo onorifico che richiede pratiche, proposte e iniziative all’altezza. Ma haimé!, volendo fare facili polemiche o ironie a buon mercato, potremmo ricordare quel che abbiamo già scritto. Ovvero che via Unesco, se i nomi sono conseguenza delle cose, è un stradello polveroso, al limitare della città, in cui, spostando i cassonetti, ci si potrebbe mettere un tavolo (sgangherato) per non più di 20 persone. E le altre 980? Più seriamente possiamo chiederci e chiedere, se c’è, qual è l’iniziativa nuova, originale prodotta sin qui dalla City of Gastronomy Unesco? O se ce ne sono in programma, in cantiere? Domande che andrebbero rivolta ai mille che si siederanno alla grande tavola che da Piazza Garibaldi si prolungherà lungo via Repubblica. 

Anonimo Parmigiano