Non ci son più le mezze ragioni…

La foto che mi è capitato di scattare in questi giorni al Centro Torri è solo la cartina di tornasole: due auto, quattro posti occupati. Un abbinamento di parcheggi “di sgaidone”, come in dialetto una volta si diceva di certi colpi obliqui a calcio: due prepotenze affiancate, che bisognava quasi mettersi d’accordo per riuscirci anche se l’ipotesi più probabile è che il risultato sia frutto di due azioni isolate seppur propiziate dalla medesima “cultura”.
Come dite? I posti occupati non sono quattro ma tre? Certo, certo: un’auto in mezzo ci stava, specie se come nel mio caso non è un macchinone. Ma a quel punto, per sistemare la mia auto fra le due già parcheggiate, avrei dovuto occupare due spazi di sosta: con il rischio che poi, una volta ripartiti il conducente bianco e il conducente blu, proprio la mia auto restasse non come vittima ma come artefice di parcheggio selvaggio. E quindi ho fatto ciò che i/le conducenti che mi avevano preceduto non hanno minimamente preso in considerazione: ovvero mi sono preoccupato degli altri, e perfino del loro giudizio…
L’episodio è minimo, e raccontandolo ho poi scoperto che è diffusissimo: ho ricevuto foto di analoghe obliquità (materiali e morali) nel parcheggio dell’Ospedale, dove sottrarre un posto è certamente più grave che all’ipermercato. E di altri parcheggi selvaggi di auto e pullman.
Sì, l’episodio è minimo. Ma è lo specchio di una delle più letali e sottovalutate tendenze dell’Italia 2019: il fregarsene degli altri e delle loro esigenze. Ci siamo assuefatti o ne facciamo materia di folcloristica ironia, ma è sbagliatissimo. E se passiamo ai social, vero specchio contemporaneo del nostro animo, ci rendiamo conto di quanto il “parcheggio” negli spazi altrui sia quasi la normalità.
E chi se ne frega dell’altro, delle sue esigenze, delle sue idee? Si parla di politica non guardando al bene del Paese, ma nello stesso modo in cui si vive un derby di calcio: come se vincere o perdere un’elezione non fosse lo strumento per poi far crescere l’Italia ma fosse il fine. Ho vinto io e tu ora stai zitto (e viceversa: sia chiaro che l’aggressività non è monopolio di una sola fazione).
Da una parte e dall’altra, magari in modo differente ma col medesimo risultato, si è persa la consapevolezza che una società nasce bene se nasce dal confronto delle idee. Il pensiero unico, nero o rosso che fosse, ha prodotto guasti e tragedie che riempiono pagine e pagine dei libri di Storia. Ma chi se ne frega anche della Storia: ormai stiamo diventando un immenso parcheggio per prepotenti ignoranti. 

Gabriele Balestrazzi