Parma – Richmond e ritorno, la nuova vita di Adriano Malori

Per Adriano Malori “i sogni sono la benzina del mondo”, senza sognare e senza le giuste motivazioni – dopo il grave infortunio – non sarebbe mai riuscito a ripartire e a reinventarsi.
Malori è di Traversetelo, provincia di Parma, e a soli vent’anni è sul tetto del mondo, grazie al successo nella cronometro individuale ai campionati iridati di Varese, nel 2008. Sogno realizzato. 
Solo tre anni più tardi diventa professionista in maglia Lampre, il ciclismo è ufficialmente il suo lavoro. Il sogno che ogni bambino vorrebbe realizzare. Tra i grandi Adriano macina chilometri ed esperienza e nelle prove contro il tempo, la sua specialità, arrivano i primi successi tra cui tre titoli italiani, il primo al debutto tra i pro. Nel 2014 approda alla Movistar, compagine spagnola, e prepara il terreno per quella che poi sarà la sua stagione migliore. Infatti nel 2015 il commissario tecnico della nazionale italiana, Davide Cassani, punta tutto su di lui per il mondiale a cronometro di Richmond. Malori taglia la linea d’arrivo con una prestazione eccellente, un po’ alla volta arrivano al traguardo i vari favoriti della vigilia: Tony Martin, Rohan Dennis e Tom Dumoulin ma non riescono a scalzare l’italiano. A rovinare la festa ci pensa, però, il bielorusso Vasil Kyrienka che per soli nove secondi, un nulla, batte l’azzurro. Sogno sfiorato.
Malori ha dimostrato di essere un ciclista maturo e tra i migliori al mondo quando c’è da gareggiare contro le lancette. Il 2016 dovrebbe essere, quindi, l’anno della consacrazione, quello in cui il parmense vuole trasformare la medaglia d’argento di Richmond in oro, la stagione in cui vuole salire sul gradino più alto del podio, perché è consapevole di esserne in grado. Ma il destino, a volte, sa essere infame e quando sei nel momento migliore della tua carriera sa riportarti brutalmente tra i comuni mortali.
Dal sogno sfiorato del mondiale americano alla prima gara dell’anno in Argentina sono passati soltanto quattro mesi. Malori inizia la stagione con una “corsa passerella”, il Tour de San Luis, nel quale, alla quinta tappa, cade rovinosamente al suolo.
Era il 22 gennaio 2016, un giorno come tanti altri in una frazione come molte altre. Francisco Ventoso, compagno di squadra di Adriano, doveva fare la volata ma non aveva buone sensazioni e avvisa di ciò i compagni. Malori decide così di attaccare con Vincenzo Nibali ma non farà mai in tempo. Probabilmente una buca o un avvallamento nel terreno, poi il buio e nessun ricordo. Si capisce fin da subito che è grave. 
In Argentina non saprà mai come la sua vita sia drasticamente cambiata e definirà questo periodo una “fase di limbo”.
Qualche giorno di coma farmacologico poi il trasferimento in una struttura specializzata a Pamplona, dove scoprirà realmente gli esiti dell’impatto al suolo: oltre alle varie fratture, la botta gli ha procurato un forte trauma cranico che ha paralizzato la parte destra del suo corpo. Gli verrà detto, da un medico, che potrà “usare la bicicletta solo per andare a comprare il pane”, gli risponderà che non sa fare il suo lavoro. 
“Non lo accettavo, non accettavo il verdetto, non accettavo nulla. Ci avevo messo una vita per arrivare ad essere tra i migliori al mondo e ora che c’ero arrivato col Mondiale di Richmond, proprio non riuscivo ad accettarlo, questo rifiuto è stata la mia motivazione. Non accettavo che il destino mi avesse fatto una cosa così, ero pronto a tutto pur di tornare”. Comincia, così, un duro periodo di riabilitazione “ogni giorno mi svegliavo e facevo fisioterapia e rulli” e in un tempo da record, contro ogni pronostico, riesce a tornare in sella. Le sue motivazioni e il non voler accettare un verdetto traumatico sono più forti dell’infortunio. Dopo soli sette mesi torna, incredibilmente, in gruppo nelle classiche canadesi, ma dopo un’ottantina di chilometri si ritira. Tutto sommato il rientro alle corse non è male, d’altra parte la sua vera battaglia l’ha già vinta. Pedala in gruppo anche alla Milano – Torino ma la Dea bendata proprio non sorride al parmigiano che resta nuovamente coinvolto in una caduta, clavicola rotta.
Dopo due apparizioni in corsa, nel 2017, capisce di non essere più in grado di gareggiare ad alti livelli e nel giorno di riposo del Tour de France annuncia il ritiro. Sogno definitivamente infranto.
Quando il destino ti volta le spalle e la vita ti crolla, improvvisamente e inaspettatamente, addosso ripartire non è impresa facile. Solo delle forte motivazioni e un nuovo sogno possono spingerti a rimetterti in gioco.
Malori non ha tempo di piangersi addosso, il ciclismo gli ha insegnato “a tirar fuori gli attributi anche quando non ce ne è motivo, a reagire sempre” e così si reinventa, studia e diventa preparatore fisico. “Non ho perso tempo. Se mi fossi fermato a pensare a cosa era successo, al fatto che avevo smesso, non mi sarei più rialzato”.
Ha aperto, a Mamiano, il suo progetto 58×11, nome nato dal rapporto che spingeva nelle cronometro. Definisce 58×11 il mezzo che uso per condividere la mia esperienza, cioè faccio preparazioni, test, biomeccanica. Il ciclista si rivolge a me per avere un supporto dalla palestra alla preparazione su strada, dall’alimentazione fino ad arrivare alle gare. È aperto a tutti: dal professionista al signore di sessant’anni che va in bici solo per dimagrire”.

Ho imparato troppe cose nella mia vita per non condividerle. Non posso farle morire, devo condividere quello che so e che ho imparato grazie alla mia esperienza con gli appassionati

Il destino gli ha strappato il suo sogno più bello proprio quando era a un passo dal raggiungerlo, ma Adriano ha avuto la tenacia di ripartire e si è messo al servizio della comunità, perché quando ho smesso ho detto: «ho imparato troppe cose nella mia vita per non condividerle. Non posso farle morire, devo condividere quello che so e che ho imparato grazie alla mia esperienza con gli appassionati»” Il desiderio di condividere quanto di appreso sulla strada da anni di ciclismo professionistico sta pagando anche perché: “al momento 58×11 sta volando, i clienti si trovano bene e sono contenti, questo mi da tante soddisfazioni e per il momento è il progetto principale anche se sono aperto ad altri impegni per eventuali squadre o corridori, perché il mio prossimo sogno è quello di riuscire ad allenare un grande ciclista che riesca ad arrivare grazie a me dove non sono arrivato io, al titolo mondiale a cronometro”. Non si smette mai di sognare.
Malori però non è solo questo. Non è solo un ex corridore che dato per spacciato ha smentito tutti ed è tornato in gruppo e non è nemmeno solo un preparatore atletico. Adriano Malori è un portatore di speranza. In Spagna la storia del parmense è stata compresa e seguita molto di più, tant’è che hanno girato un documentario “Informe Robinson” per raccontare quanto successogli, per dimostrare la sua forza d’animo e il suo recupero straordinario, perché nessun infortunio è troppo grande se si crede davvero nel sogno che si ha. Sono diventato un punto di riferimento per molti ed è stato proprio quello che io non ho avuto. Perché quando mi hanno detto: «hai mezzo corpo che si è staccato dal cervello, se avessi avuto qualcuno che mi diceva stai tranquillo perché c’è un ragazzo della tua età che ha al tuo stesso problema e ha recuperato, mi avrebbe dato un sollievo incredibile, invece io non ce l’ho avuto. Diventare il riferimento per persone con problemi ben più gravi del mio e dare un messaggio di speranza per me va oltre il ciclismo, è una cosa molto più grande di dire ho fatto una salita a 400watt, per fare un esempio»”. 
Tutt’ora moltissime persone riempiono la cassetta delle mail o la chat Facebook di Adriano con messaggi di ringraziamento: “mio marito ha avuto un ictus, gli ho fatto vedere il tuo video e ha ripreso la speranza per fare la riabilitazione”, o ancora “ho avuto un ictus, prima andavo in bici, ho guardato il tuo video e ho ritrovato la speranza e la forza di fare riabilitazione”.
Adriano Malori, tra un sogno e un altro, è diventato un portatore di speranze per persone che avevano smesso di credere di potercela fare. La storia dell’ex corridore della Movistar ci insegna che la vita può cambiarci da un momento all’altro ma con grandi motivazioni e qualche sogno in tasca siamo sempre noi i padroni del nostro destino, anche quando smette di sorriderci. 

Stefano Rossi