Seduti sulle panchine post covid parliamo di niente

Ma di cosa stiamo parlando? Il quesito non è ozioso come può sembrare. Perché si riferisce a situazioni e argomenti che hanno tenuto e tengono banco nel pubblico dibattito cittadino. Che, per anticipare punto di vista personale e tono di questo articolo, è a uno dei punti più bassi degli ultimi cinquant’anni.
Della pochezza della politica cittadina ha già detto bene nel suo editoriale Billy Balestrazzi (http://pidieffe.eu/parma-e-le-barricate-b-minuscola-del-21/). Così bene che non c’è politico cittadino che abbia raccolto la sua provocazione e abbia cercato di portare qualche argomento degno.
Io vorrei qui segnalare la vacuità di fatti che negli ultimi mesi hanno tenuto banco, sui media locali ma soprattutto sui social media, particolarmente Facebook. Che – non è una novità – si segnala per essere ricettore e divulgatore di commenti sciagurati, di discorsi pseudo impegnati e pseudo informati. E talvolta di sciocchezze che non meriterebbero di essere citate e meno che mai commentate. Se non fosse nei casi in cui sono coinvolti personaggi cittadini e soprattutto istituzioni. E da qui partirei (https://www.facebook.com/1375987712714075/posts/2866489556997209/)
Da questo post : “La Panchina Post Pandemica in piazza Garibaldi cambia forma.
Nel corso del tempo le PPP si modificano nel loro raccontare una storia partendo dal lock down di marzo 2020.
I moduli dell’installazione in piazza Garibaldi sono ora un luogo di re-incontro, sperimentazione e immaginazione-azione del futuro. www.panchinapostpandemica.it

Può un canale ufficiale e istituzionale esprimersi come il bar Giuseppe?

Ora la panchina post pandemica può essere o meno una geniale creazione, ma il punto è un altro. Visto che è la pagina ufficiale del Comune di Parma si resta senza parole, di fronte allo sgangherato linguaggio, anche grafico, utilizzato. Ma soprattutto sul contenuto, che può anche essere divertente, essendo però grottesco. Può infatti un canale ufficiale e istituzionale esprimersi come il bar Giuseppe? Non può, non potrebbe. Il problema però, drammatico nonostante le apparenze, è che viviamo nel tempo dello storytelling. Dove comunicare è un imperativo che prescinde da cosa si dice. Tutto va bene e si tiene, ancor più se fa rumore. E le “cazzate” come è noto ne fanno. La sola cosa che si dovrebbe chiedere, ma non si può perché sarebbe fiato sprecato, è il silenzio. Quello che raccomanda un “comunicatore pentito” in un divertentissimo video che vi invito a guardare (https://youtu.be/hSyJPm0oJ0M ).
Il silenzio, se non si hanno argomenti seri e importanti da discutere e portare alla pubblica attenzione, sarebbe il minimo richiesto a quanti parlano di cose che non conoscono ( bene) o che hanno letto male. O che addirittura non esistono per come vengono presentate. Questo è un male contemporaneo e non solo di Parma, da noi però si impongono due questioni particolarmente calde. Che vedono impegnati in una quasi tutti i decisori pubblici e privati ovvero i detentori di ruoli importanti e nell’altra quasi tutti gli oppositori e alternativi della città. Alta velocità e aeroporto sono oggi le due grandi questioni aperte che, ancorché in modi e con obiettivi diversi, mobilitano i decisori e i contestatori. I primi chiedono a gran voce la fermata dell’Alta Velocità a Baganzola: come se mettere una nuova fermata su una linea che vede il continuo transito di treni che viaggiano a più 300 km all’ora fosse semplice come fare fermare un autobus. I secondi si oppongono con tutte le loro forze alla trasformazione in aeroporto cargo dell’aeroporto cittadino. Ma prima ancora non vogliono proprio che ci sia un aeroporto
Ora non mi addentrerò nelle due questioni, ma per attenermi alla domanda iniziale – ma di cosa stiamo parlando? – mi limiterò o osservare che al di là dei proclami e delle idee che ognuno di noi può legittimamente coltivare, buone o sciagurate che siano, si dovrebbe a oggi fare riferimento al PNRR. Se dentro a quel documento di programmazione ci sono espliciti riferimenti alla realizzazione delle relative infrastrutture la discussione può essere avviata. Con la certezza almeno che stiamo discutendo e confrontandoci su interventi possibili. Che non significa che comunque verranno fatti, ma che potrebbero essere fatti. Naturalmente si possono anche allestire delle sceneggiate, vestite da “studi di fattibilità”. Sapendo però che gli armadi delle pubbliche amministrazioni sono piene di studi di fattibilità che sono approdati al nulla. Dopo roboanti promesse finite su un binario morto ( come la metropolitana). O desinate a rimanere a terra. Perché nel caso dell’aeroporto la compagnia (Ethiad) che doveva garantire i voli cargo non c’è più. E’ sparita. Mai dire mai, ovviamente. Al momento però sono aumentati i voli passeggeri e mettere mano alle opere infrastrutturali per avviare il traffico cargo servirebbero le risorse, che non sono previste dal citato PNRR.

altre considerazioni sul “tempo delle chiacchiere” parmigiane

Su questi temi vi anticipo che organizzaremo i prossimi due/tre Pidieffe Ligh Night, ovvero le conversazioni notturne che abbiamo inaugurato alla fine di luglio. Qui vorrei fare alcune altre considerazioni sul “tempo delle chiacchiere” parmigiane. Che nel caso specifico sono le conversazioni aperte da “Parma Io ci sto” sulla città che sarà fra 10 anni. 2031 è l’orizzonte temporale inviduato dall’associazione culturale degli imprenditori parmigiani. Più in là non si poteva? La domanda però è retorica, perché dopo covid 19 il futuro è adesso. Domani, dopodomani: tutti costretti a fare i conti con un futuro che la pandemia ha fatto scoppiare. Con problemi che non attendono risposte fra dieci anni. Ma ora, subito. A partire dall’invecchiamento della popolazione, dove gli ultra sessantacinquenni sono il doppio dei ragazzi da 0 a 14 anni e i giovani laureati che, anzichè venire, da Parma fuggono. Ma è soprattutto la questione epocale del cambiamento climatico e dell’elevato inquinamento dell’aria, dunque delle politiche e egli interventi necessari in materia di sostenibilità e mobilità, che dovrebbero destare la pubblica discussione.
Ovviamente si possono anche vagheggiare città senz’auto e aria pulita, evocare immagini estetizzanti, magari ineggiando al “chilometro verde” e mobilitando la città per il titolo “ di capitale europea dell’ambiente”.
Peccato però per stare ai fatti che nel primo caso, secondo le denunce degli ambientalisti, le piante del chilometro verde se la passino non molto bene e il 30% degli alberi piantati sia già seccato. Nel caso della “mobilità dolce” alla quale sindaco e assessori si richiamano, si deve invece ricordare e sottolineare, per stare alle cose scritte nero su bianco e non alle chiacchiere, che nel bilancio di previsione del Comune di Parma ci sono 20 milioni di entrate da multe. La qualcosa esclude nel modo più assoluto la sensibile riduzione del traffico automobilistico. Dunque che la città sostenibile, sia un obiettivo reale. Perché se così fosse, il Comune di Parma dove andrebbe a trovare quei soldi?  

Giorgio Triani