Sirio. L’eredità di Mario Tommasini

Intervista a Marcella Saccani

Chiedendo il “perché” delle cose
L’esperienza più diretta che ho avuto nella mia vita è quella di essere diventata parte di una Cooperativa Sociale che si chiama Sirio, fondata da Mario Tommasini nel 1986, che ha dall’origine la funzionalità di offrire occupazione e possibilità di lavoro per i detenuti. La cooperativa, nel tempo, ha realizzato un percorso molto più articolato e strutturato e le offerte di occupazione sono ampliate, da quelle che sono le indicazioni della legge nazionale che sovraintende alla nascita delle cooperative sociali di tipo B, quali siamo noi (si tratta di un inserimento lavorativo diverso dalle società che si occupano di assistenza tout court).
In questo ambito, molte sono le persone che – pur avendo avuto un percorso di sofferenza mentale – oggi giorno concretamente hanno un percorso di vita (e di lavoro) diverso se Tommasini non avesse aperto questa grande strada dell’autonomia e della libertà e anche delle occasioni che non sono da disprezzare nel loro insieme.
Abbiamo questa brutta abitudine: quello che per noi ormai è il quotidiano, quasi quasi non lo consideriamo neanche più un valore aggiunto, è una sorta di abitudine. Il lavoro che viene compiuto introduce le cosiddette “opportunità”, e credo che questo sia un continuum rispetto al lavoro straordinario che non si palesa tanto nelle fattorie o nei lavoratori appositi, ma nell’accoglienza quotidiana attraverso occupazioni di vario tipo.
Se non ci fosse stata “quella storia”, questo non ci sarebbe

L’impegno lavorativo
In cooperativa oggi siamo duecento. Abbiamo un fotografo, un poeta, falegnami ed elettricisti. Prevalentemente siamo soci lavoratori, ma ci sono anche volontari. È da trent’anni che ci impegniamo in questo progetto, portando avanti l’idea che il lavoro sia un diritto, e che costruire una società sia un dovere che passa attraverso la dignità di un’occupazione. In parallelo alla vita che facciamo, lavori di manutenzione, servizi generali e igiene ambientale (tra cui verde e raccolta differenziata), su richiesta forte di Mario Tommasini – ai tempi dei servizi di salute mentale dell’ASL di Parma – abbiamo accettato di condividere un percorso “di vita” con un gruppo di persone molto più adulte che proprio provenivano dall’esperienza di tipo manicomiale, ma non solo. Tommasini intendeva immaginare un lavoro non tanto mediatico (del tipo: “ti assisto”) ma quanto più una condivisione, attraverso la possibilità offerta alle persone interessate di diventare soci e di avere un lavoro, attraverso noi ma soprattutto accanto a noi.
Si parte quindi con l’accoglienza e la condivisione di una vita in comune, per poi lasciarli andare in autonomia, liberi di riuscire da soli.

L’idea del mercatino d’antiquariato
La sede della cooperativa SIRIO un tempo risiedeva dove era situato il vecchio centro della nettezza urbana; di fianco vi era un’altra cooperativa, che aveva utilizzato gli altri locali per occuparsi di questi oggetti che oggi vendiamo qui.
Per legge, il pubblico non può cedere un bene (armadio, tavolo, scrivania) se non facendo una gara. Una volta dichiarato – non utilizzabile per i propri fini istituzionali – se un bene ha più di 50 anni non può essere dismesso. Tuttavia, un tempo, questi beni potevano essere regalati – senza gara pubblica – alla Croce Rossa, la quale si occupava di andare a recuperarli senza profitto. Quando essa non fu più in grado di farlo, fu conferita alla cooperativa “presenza in strada” – si occupava prevalentemente di tossicodipendenza – la possibilità di occuparsene.
Quando la cooperativa chiuse, ci ha offerto – anche per una vicinanza fisica, poiché eravamo attaccati – di comprare il materiale rimasto. Abbiamo dunque attivato questo lavoro di raccolta, di manutenzione e restauro, anche di beni di seconda mano, per darli in alcuni casi a famiglie bisognose o altrimenti venderli in questo contesto.
Poi, il Comune di Parma, su Viale Piacenza, ha iniziato a programmare la ristrutturazione del nostro vecchio comparto. Ci siamo quindi spostati qui vicino al mercatino “VECCHIA PARMA”, dove abbiamo gli uffici, la falegnameria, la tappezzeria, e altri lavori di manutenzione. Abbiamo dovuto fare una scelta: abbiamo dismesso beni di poco pregio, ma l’ambiente oggi si presenta bene e riusciamo a vendere al pubblico.

le cose si buttano quando le perdi, dunque quando non le vuoi vedere

La vera eredità
Mario Tommasini ha aperto una grande strada: il che vuol dire vita autonoma, dignità e libertà. Ho aiutato anche io a portare avanti questo progetto con Mario Tommasini, ci ho lavorato tanti anni e mi sono impegnata a immaginare di non avere limiti, che nessuno è da buttare.
Tommasini diceva sempre che le cose si buttano “quando le perdi, dunque quando non le vuoi vedere”. E quindi, l’esperienza che abbiamo fatto in cooperativa sono straordinarie da tutti i punti di vista: Il nostro mercatino segue proprio questa logica, di un riutilizzo necessario delle cose quando sono ancora belle.
È tutti i giorni una scommessa quotidiana, perché vuol dire dare fiducia a persone che hanno sofferto moltissimo e non sai se ti permetteranno “di aiutarle ad aiutarti”.
Il problema dell’accoglienza del diverso c’è, cerchiamo di fare servizio, non solo riparare a un bisogno. E questo Mario Tommasini ce lo ha insegnato bene, lo dobbiamo a lui, perché guai a venir meno a queste regole e a questa idea.

Chi è Marcella Saccani
Oggi viene considerata dai suoi colleghi una delle “anime storiche” della Cooperativa, insieme al socio Mario Zucchi. In quanto membro fondatore dell’Associazione, in occasione del trentennale dell’attività, Marcella Saccani ha partecipato attivamente per la premiazione dei contribuenti e a rendere presente il lavoro fatto negli anni. Oggi, si occupa quotidianamente della gestione del mercatino d’antiquariato “VECCHIA PARMA”, “affinché anche le cose vecchie abbiano un loro ordine”.». 

Chiara Pacini