Sulla barricata delle Primarie

L e interessanti riflessioni di Gabriele Balestrazzi apparse recentemente su PDF (“Parma e le barricate (b minuscola) del ’21”) mi hanno portato a considerare alcuni aspetti che reputo importanti per un approfondimento della discussione. Premetto che condivido pienamente l’insofferenza per un dibattito pubblico fatto di attendismi, logori tatticismi che non entrano mai nel merito delle questioni, molte e decisive per il futuro della città, che stanno di fronte alla nostra comunità.
Perché le prossime elezioni comunali si collocano in un tempo extra-ordinario, per le sfide che dovranno essere sostenute e che avranno importanti ricadute sul nostro prossimo futuro. Quella sociale e sanitaria di fronte alla quale ci sta mettendo la Pandemia Covid19: Parma è stata colpita duramente, soprattutto nella prima fase, ed il virus ha impietosamente messo allo scoperto le nostre debolezze e fragilità in questo campo. Il cambiamento climatico si sta manifestando in modo sempre più deciso anche sul nostro territorio e ciò richiede importanti politiche per ridurne le potenziali devastazioni. Inoltre, Parma presenta ormai cronici e sempre più gravi problemi di inquinamento dell’aria che stanno mettendo a repentaglio la salute di molti concittadini, soprattutto nelle categorie più fragili. La travolgente avanzata della “rivoluzione digitale” sta trasformando in profondità strutture e connessioni delle nostre reti sociali ed economico-produttive e gli ingenti investimenti previsti dal PNRR avranno bisogno di chiarezza di idee per orientarne in modo proficuo le ricadute a livello locale. Solo per richiamare le principali questioni, peraltro largamente note, che si prospettano.

Prefigurare strategie di risposta a queste sfide, sistemi coerenti di azioni volte ad affrontarle al nostro livello territoriale

Prefigurare strategie di risposta a queste sfide, sistemi coerenti di azioni volte ad affrontarle al nostro livello territoriale, in sinergia con i livelli a più larga scala, questo è ciò che si deve chiedere al dibattito politico cittadino. E’ evidente che esso non può essere lasciato a formulazioni generiche, a fumisterie dove “tutte le vacche sono grigie” e dove tutti (o quasi) possono, a parole, riconoscersi. Siamo di fronte a sfide radicali, rispetto alle quali occorre essere chiari, per far comprendere ai cittadini quali sono esattamente le posizioni che si intendono assumere e le poste in gioco. Bastano pochi esempi al riguardo.
L’emergenza sanitaria (e sociale) che, nonostante i vaccini, non sembra affatto in via di superamento ha visto da ogni parte alzarsi grida che chiedono di rafforzare “la medicina territoriale”, quella che è stata la Caporetto della tragica prima fase pandemica. Ma, in concreto, cosa significa? Esistono proposte assai avanzate in materia, che possono coinvolgere l’intera riorganizzazione della nostra struttura urbana (ne ho scritto qui), ma non sembra che in questo anno e mezzo, a Parma, abbiano avuto risposte soddisfacenti, né a livello di amministrazione sanitaria né a livello di amministrazione comunale. Anzi, si è continuato ad investire in progetti riguardanti gli hub ospedalieri ed in riorganizzazioni burocratiche, lasciando al resto le consuete buone parole o perseverando su strade sbagliate.

cronica emergenza ambientale da inquinamento atmosferico

L’ormai cronica emergenza ambientale da inquinamento atmosferico ha visto il paradosso di un’Amministrazione che, da un lato sembra voler favorire forme di mobilità meno impattanti, anche se attraverso iniziative un po’ estemporanee di cui non si intravvede il disegno strategico (zone 30, nuove piste ciclabili: pardòn, bike lanes); dall’altro si sostengono tradizionali politiche di asfaltizzazione del territorio come la Tibre e l’allungamento della pista aeroportuale per consentire atterraggi dei voli tra i più inquinanti come quelli cargo.
L’annoso problema dell’aeroporto. E’ del tutto evidente che il progetto (se così si può definire) di trasformarlo in aeroporto-cargo prefigura uno sviluppo della città come importante polo logistico di livello macro-territoriale. Ma quand’anche fosse documentata la sostenibilità economica dell’operazione (e non mi risulta che lo sia) siamo poi sicuri di volere una struttura di così forte impatto a tre km da piazza Garibaldi? E’ questo il futuro che si prefigura per la Petite Capitale: la capitale della logistica? E poi, oggi, alla luce di quanto si sta muovendo per fronteggiare le gravi insidie del cambiamento climatico, non sembra miope investire in un settore come quello del trasporto aereo che, in prospettiva, potrebbe essere uno dei più penalizzati proprio per essere petrolio-dipendente?
Gli esempi potrebbero continuare, ma quello che voglio arrivare a dire è che le questioni che incombono su di noi, che in un modo o in un altro cambieranno le nostre prospettive, non possono essere lasciate a giochi politici che sanno tanto di stantìo, da accordicchi che sanno tanto di semplice spartizione di un potere quantomai effimero. Occorre che il tessuto sociale cittadino ne venga investito nel modo più ampio possibile, che il confronto sia aperto, trasparente, che si sviluppi in modo chiaro ed il più possibile coinvolgente. Attraverso quali strumenti ciò può avvenire? Non sono certamente i partiti, oggi, che possono garantire un serio confronto di idee e di proposte (vale per il PD, ma non solo, l’impietosa analisi di Nicola Dall’olio qui) , né i movimenti (che pur rappresentano certamente forme più vitali) a cui può mancare una capacità di visione ampia, vuoi per limiti intrinseci che organizzativi.

l’unico strumento oggi in grado di garantire un confronto politico vero … aperto e trasparente si chiama primarie

Piaccia o no, l’unico strumento oggi in grado di garantire un confronto politico vero, che coinvolga nel modo più esteso possibile la città nella sua ricchezza di articolazioni sociali, aperto e trasparente si chiama primarie: primarie vere, partecipate in cui i temi più rilevanti che investono il nostro futuro possano venire allo scoperto, in cui possa esprimersi nelle forme più ricche il contributo di tutti coloro (e sono tanti) che hanno idee e progetti da portare avanti. I detrattori di tale forma di “convocazione” politica si rifanno agli esempi delle passate tornate elettorali. Ma qui vorrei distinguere tra quando la competizione è stata di pura facciata, per avallare scelte calate dall’alto, e quando è stata vera, come nel caso dell’ultima competizione elettorale per il Comune. Si dirà che “il risultato è stato lo stesso” e sul piano dei numeri è sicuramente stato così. Ma, in primo luogo ci riferiamo a temperie politiche assai diverse che rendono i confronti poco significativi. In secondo luogo non si può ignorare il fatto che le primarie Scarpa/Costi hanno risvegliato larghi settori “dormienti” di società civile, che si sono impegnati concretamente ed in modo inusitato nella discussione politica. E ciò, a ben guardare, ha influito anche sulla stessa formazione del gruppo a sostegno del sindaco uscente, ben diversa da quella del 2012. Tenendo conto della posta in gioco nelle elezioni del prossimo anno sarebbe grave rinunciare a questa grande ed unica forma di partecipazione popolare. Altrimenti resterà il piccolo cabotaggio di burocrazie di partito e think tanks senza alcuna reale rappresentanza. 

Riccardo Tonioli