Una bici, una giornata in appennino ed il web 4.0
Stefano è un cinquantenne tranquillo.
Lavora regolarmente, vive nell’appennino emiliano, ai piedi del Castello, meta estiva di Matilde di Canossa.
Stefano lo potremmo trovare in qualsiasi paese di montagna, da Parma alla Garfagnana.
Una vita tranquilla, lavoro, bar, amici, molto volontariato per un’attiva associazione locale, amore per il cibo e per il territorio.
Ha un paio di soprannomi, come tutta la gente che qui è nata e ci vive.
Uno è “Saéta”, dal suo inconfondibile stile che lo contraddistingue nelle discese delle piste da sci, uno è “cipollino”, probabilmente per quel suo modo di essere, tra lo scanzonato e il sornione.
Stefano è così. Invisibile dell’invisibilità garantita ai più, in questa ansa dell’appennino dove non si viene più nemmeno “a fare campagna”.
Ora si preferisce il mare o mete più esotiche, per chi può permettersele.
Qui qualcuno ha conservato “la seconda casa”, quella nella quale ci si rifugia quando in città fa troppo caldo, i venerdì sera d’estate, per poi scappare il lunedì mattina e chi si è visto si è visto.
Case in vendita, case abbandonate, pochi abitanti, ma tenaci come i carpini che si ostinano a sopravvivere aggrappati con le radici a questa terra di frane.
Qui c’è poco. Di tutto.
Poco lavoro, che bisogna andare ad almeno 30 km di distanza per trovarne, poca vita sociale, delegata per lo più ai bar del paese e alle partite a carte, pochi negozi, un cinema a 15 km, la Chiesa, per chi ci crede…
Eppure…
Il nostro appennino, da Torrecchiara al Passo delle Radici, è una meta privilegiata per tutti gli amanti del cicloturismo e ha ben ragione di esserlo: saliscendi di tutti i tipi, da quelli più dolci a quelli più impegnativi, strade non troppo trafficate, paesaggi che nulla hanno da invidiare a quelli del Trentino, ottimi punti dove fare una sosta e trovare il giusto ristoro, tra la torta fritta della parte parmense e l’erbazzone con il riso di quella reggiana.
E in questo scenario da tranquillo fine settimana, accade un piccolo incidente.
La bici si scontra con un’auto proveniente dal senso opposto, probabilmente qualcuno ha mancato una precedenza, l’episodio potrebbe finire lì, un po’ di paura, certamente, ma dato che nessuno si fa male…
Arriva Stefano, è appena uscito dal bar lì vicino, fa un commento sulla situazione con il tono ironico che usa quando è Cipollino e chi lo conosce gli sa usuale, il ciclista non la prende bene ed inizia un acceso diverbio.
Quello che cambia è la nostra epoca, quella della società liquida, dove tutto ciò che si dice e si fa può diventare, immediatamente, di dominio pubblico.
I toni si alzano e qualcuno, da un appartamento lì vicino si affaccia e riprende la scena con il telefonino.
Ovviamente i coinvolti nulla sanno del fatto che sono ripresi e che presto quello che diranno e che faranno farà letteralmente il giro del mondo.
L’episodio, di per sé, appare poco edificante per entrambi gli attori principali
E se fino a pochi anni fa la questione si sarebbe conclusa con una bella risata e qualche nuovo nomignolo del quale Stefano non si sarebbe più liberato, nell’Anno Domini 2019, in pochissime ore, la storia diventa virale.
La scena può far sì sorridere, Stefano, al quale evidentemente si è chiusa la cosiddetta vena, prende la bici e la lancia letteralmente al di là della recinzione della casa vicina.
Poi scappa, inseguito dal ciclista che cerca di prenderlo (e che, per fortuna, non ci riesce).
Va bene, bella corsa, fine della storia, ne riparliamo stasera in bar e offriamo da bere.
Invece no.
Di telefono in telefono il video inizia a girare, approda presto alle piattaforme social ed in contemporanea su youtu.be dimostrando come davvero siamo tutti collegati, costantemente, gli uni altri altri.
Qualche buontempone inizia a lavorare sulle immagini, che si propagano come nemmeno l’Ebola ha saputo fare.
Stefano diventa presto un’icona, tra coloro che lo inneggiano quale futuro Sindaco di Carpineti e coloro che lo canzonano.
Il fatto in sé non ha più importanza, quello che conta è tenere alta l’attenzione con nuovi spunti, nuove immagini, nuove caricature.
E quello che per anni le Amministrazioni locali che si sono succedute, le tante Associazioni, i libri da Donizone in poi non hanno potuto o saputo fare, Stefano ha fatto in soli pochi minuti.
Carpineti è diventato un paese conosciuto.
Non per il bel Castello, nemmeno per la pizzetta del brigante Amorotto, neanche per il famoso Ostello dei pellegrini, ma per “il lancio della bicicletta”.
Ancora pochissime ore e nasce il business.
Non ci crederete, ma queste felpe si vendono.
Il passaggio successivo ha ancora più dell’incredibile.
Da ieri il punto del lancio della bici è diventato meta di un vero e proprio pellegrinaggio, continuo e costante, di gruppi di ciclisti e semplici curiosi.
Chi guarda e va via, chi si ferma e si fa fare una foto, chi chiede informazioni su Stefano e sul ciclista.
Tutto questo nel giro di poche ore.
Mentre qualcuno sta pensando all’istituzione del 1^ Campionato Mondiale di Lancio della bici, qualcun altro a qualche spot pubblicitario per le aziende del luogo, altri si avventurano su brand più prestigiosi.
Nell’epoca del tutto e subito, delle emozioni a tempo, della satira che si dà in pasto al mondo intero senza chiedersi se davvero ci sia qualcosa per cui valga la pena ridere, del “tutto fa business”, probabilmente domani tutto questo sarà dimenticato e Stefano tornerà alla sua vita normale.
Ma oggi, qui e ora, provate ad immaginare che probabilmente, in questo momento, qualcuno vi sta filmando…
Rita Bacchi Pessina