
Visioni strabiche di Parma
Due sguardi molto diversi sul domani di Parma
Due eventi di politica cittadina accaduti negli ultimi giorni, ad uno dei quali ho partecipato, mentre dell’altro ho solo testimonianze indirette e resoconti di cronaca, mi hanno indotto ad alcune riflessioni che desidero condividere.
Il primo, che ha raccolto un centinaio di persone in video-conferenza (ma sarebbero state di più se la piattaforma utilizzata lo avesse consentito), ha avuto come tema un progetto di promozione delle “Case di Comunità” ed è stato realizzato dal Centro Servizi per il Volontariato.
Il secondo è stato il “tavolo elettorale del Centro-sinistra” in vista delle elezioni comunali del prossimo anno, in cui si è discusso di programmi per il futuro della città.
articolazione e innovazione dell’assistenza sociale e sanitaria sul territorio, per rispondere in modo nuovo a nuovi bisogni espressi dalla nostra società
Nel primo incontro (come detto partecipato in misura inaspettata) si è posta al centro della discussione una questione che si iscrive perfettamente nel tempo che stiamo vivendo: quella dell’articolazione e innovazione dell’assistenza sociale e sanitaria sul territorio, per rispondere in modo nuovo a nuovi bisogni espressi dalla nostra società, in questo tempo in cui si sta cominciando a realizzare che la pandemia non è una parentesi destinata a chiudersi senza lasciar traccia. Come sviluppare servizi di prossimità ai cittadini rispondendo alle fragilità ed insicurezze, non solo di carattere sanitario, che vanno diffondendosi in sempre più vasti strati di popolazione, ma anche socio-assistenziale. Come raggiungerli, curarli e rassicurarli in questa perdurante situazione di crisi e soprattutto di incertezza, facendo loro sentire la presenza della comunità al loro fianco. Si è ragionato su come queste infrastrutture “soft” possano avere forti potenzialità per divenire centri di innovazione sociale, “matrici” di articolate forme di aggregazione di una molteplicità di servizi alla popolazione ed essere contemporaneamente innesco di profondi processi di rigenerazione all’interno dei quartieri in cui andrebbero a insediarsi. Considerando che nel PNRR sono previste cifre davvero importanti per questo tipo di investimento, è stato ipotizzato un coinvolgimento di tre principali attori in questi processi: l’Amministrazione locale, Aziende sanitarie e Terzo settore. Su questi temi si sono confrontati in un eccellente dibattito, introdotto dai promotori dell’iniziativa, molte realtà del mondo del volontariato e della cooperazione sociale, dirigenti e operatori dell’Azienda ospedaliera e di quella Sanitaria, docenti universitari che, a vario titolo, hanno condotto approfondimenti su queste tematiche. Totalmente assente l’amministrazione locale della città, nemmeno nel ruolo di semplice ascolto.
riproposizione, più o meno aggiornata, del solito velleitario elenco di propositi (non riesco a definirli progetti o programmi)
Nel secondo caso, il “tavolo elettorale”, leggendone i report giornalistici, ho ricavato l’impressione fortissima di qualcosa appartenente ad un’altra stagione, un ritorno ad un passato che, pur relativamente recente (i manifesti elettorali delle scorse elezioni), sembra tuttavia remoto. Ho ritrovato la riproposizione, più o meno aggiornata, del solito velleitario elenco di propositi (non riesco a definirli progetti o programmi) che vanno da quelli buoni per ogni stagione (“aria pulita e acqua pulita, risorse irrinunciabili”, “ampliamento della rete dei parchi e delle piazze cittadine per la socializzazione e le attività all’aperto”, “incrementare la sicurezza mediante l’adozione di misure preventive e di controllo da parte della polizia”), a quelli dal forte sentore di marketing (“un teatro in ogni scuola e una scuola in ogni teatro”), per finire con la consueta litania di infrastrutture (Pontremolese, Ti-Bre, Alta velocità, Aeroporto, Stadio…). Non sentite l’eco di passate tornate elettorali?
Vien da chiedersi: ma dove hanno vissuto costoro negli ultimi due anni? Possibile che non si siano accorti di nulla? Possibile che non abbiano avvertito i cambiamenti radicali che hanno investito la nostra società, dunque la necessità di cambiare altrettanto radicalmente visione, paradigmi, strategie ed obiettivi? Hanno idea di quali sono le ansie, i bisogni, le paure e le incertezze della città che aspirano amministrare? Pensano di poter delegare le risposte a questi bisogni al volontariato, alle strutture sanitarie, a Polizia e Carabinieri? Pensano di avere come interlocutori solo i portatori di (legittimi) interessi che hanno aspettative sulle risorse PNRR da destinare alle grandi infrastrutture o si rendono conto che ci sono altri, altrettanto legittimi e assai diffusi, interessi verso una visione di città che corrisponda a questo nuovo tempo che sempre più stabilmente si sta rafforzando e insediando nelle nostre vite. E che richiede nuove strategie, affinate attraverso l’attenzione verso quei soggetti che hanno dimostrato di avere occhi e orecchie per comprenderne i caratteri e le necessità, ma che da soli non possono portare sulle spalle tutto il peso delle conseguenze della trasformazione in atto. Non resta che sperare che se ne rendano conto al più presto.
Riccardo Tonioli